Interviste, recensioni, approfondimenti, interventi dal laboratorio di giornalismo "Per uno spettatore critico", in diretta da Vie a Modena e Bologna dal 13 al 23 ottobre 2016
Dopo Alarme, presentato a Vie nel 2013, torna a Modena il maestro della regia europea Theodoros Terzopoulos, fondatore della compagnia di Atene Attis nel 1985. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare Amor, ospitato a Modena nel 2016.
Molte sue opere rimandano a temi di natura politica. Amor è parte integrante di questo percorso?
Amor rappresenta la seconda parte di una trilogia che è iniziata con Alarme e proseguirà con Encore (in prima assoluta il 25 novembre 2016 ad Atene). Parla di due persone disorientate e ingannate dal Sistema, da un capitalismo che li punisce con il suo stesso fallimento. In scena vediamo svolgersi tale punizione autolesionistica, indagata costantemente attraverso la lente del sarcasmo.
In che modo ha lavorato con gli attori per cercare di esprimere questa “punizione”?
Come già in Alarme, anche in Amor il corpo degli interpreti diventa il campo d'azione in cui agiscono sia i sentimenti che lo spirito critico. Il testo e le parole e emergono sempre attraverso un'energia fisica, corporale, portata dall'attore sulla scena. Gli artisti con cui lavoro hanno interiorizzato le pratiche di training sviluppate dal mio Metodo: ci alleniamo quotidianamente un in modo da rilassare e attivare il corpo e la voce. Abbiamo appena pubblicato Il ritorno di Dioniso, libro che raccoglie il mio metodo. Si tratta di dodici capitoli teorici e quaranta esercizi pratici.
Quale funzione ha l'umorismo?
Ho sempre pensato, e continuo tuttora a credere, che l'arte trascenda la realtà. In questo processo di “negazione” viene così eliminata ogni visione meramente “pornografica” del reale. Nel teatro di oggi però abbiamo sempre più bisogno di umorismo, ma anche di poesia. Ho scelto “Amor” come titolo per dimostrare che in un'epoca di de-umanizzazione come la nostra, vessata dalle guerre e logorata da una profonda crisi sociale e politica, non si può vivere senza l'amore.
I processi economici sono concetti estremamente “aridi”: come li ha tradotti in drammaturgia?
Imbattersi in un labirinto di numeri è stato piuttosto difficile, ma grazie alla collaborazione con due professionisti del calibro di Antonis Myriagkos e Aglaia Pappa credo di aver raggiunto un risultato davvero soddisfacente, soprattutto nel tentativo di creare una “numerizzazione” del corpo umano.
Con quali conseguenze la crisi economica ha colpito il teatro greco? Pensa che questo possa svolgere ancora un ruolo importante a livello sociale e politico?
Durante gli ultimi anni lo stato ha smesso di finanziare il teatro, una condizione che tradisce una precisa scelta politica secondo la quale l'arte e la cultura sono poco importanti e quindi sacrificabili. Credo che proprio in questo preciso momento storico abbiamo un grande bisogno del teatro e di tutta l'arte in generale. Di recente sono nate molte giovani compagnie teatrali – ognuna con la sua particolare visione estetica e artistica – che hanno tentato di esprimere con mezzi differenti la stessa logorante agonia, frutto una crisi che non è più soltanto economica ma anche umana.
A cura di Marzio Badalì