Avere vent'anni. Sperimentando il Bacio di Fossati torniamo alle «responsabilità», indossando l'Eskimo di Guccini ci ricordiamo delle «balle che si ha in testa a quell'età». Il teatro che si fa, al giorno d'oggi, quello che merita ancora di essere visto, pensiamo infatti abbia ormai assimilato una contraddizione di fondo: progettare, produrre, creare pur sapendo di non avere alle spalle un sistema che accoglie. Un po' come noi, che da due anni proviamo a raccontare le arti della scena incrociando festival estivi e autunnali, premi per la drammaturgia, vetrine della danza d'autore, autodefiniti redazione intermittente per vocazione e per imposizione. Anche a Longiano abbiamo incontrato le pratiche e le poetiche degli artisti, lasciando loro il più possibile la parola, abbiamo approfondito alcuni spunti nati dalle opere, aperto questioni, proposto riflessioni. Su queste pagine web, il lavoro in corsa prodotto durante i giorni di festival (3-6 maggio 2007), auspichiamo assuma una forma più meditata, e si arricchisce raccogliendo le immagini di Laura Arlotti. Diceva Osvaldo Soriano, giornalista e scrittore argentino, che «è impossibile fermarsi a guardare il fiume senza che esso non ti trascini in acqua. Bisogna nuotare senza sosta e correggere la direzione seguendo il susseguirsi delle bracciate naturalmente». Assecondiamo dunque la piena, proteggendo però uno sguardo, questa volta con De Gregori, nelle pieghe della mano: dall'interstizio a una visione sul mondo. Come nel teatro.