Pronto a slanciarsi verso il pubblico, Giacomo Calabrese è un felino in gabbia. Con occhialini da nuotatore il coreografo di Benevento appare come un animale del futuro, una creatura ibrida tra l'umano, il bionico e il bestiale.
Inizialmente il danzatore è seduto e un video lo riproduce nei gesti e nelle azioni come uno specchio. Ma le due presenze presto si differenziano andando a creare una sorta di coreografia dialogata fatta di piccoli, ma significativi scarti.
Monochrome - fase#1 è un lavoro che nasce all'interno di Moving_movimento, organizzato dai Cantieri Goldonetta Firenze e da Fabbrica Europa, proviene cioè da un progetto che ha l'intento di promuovere i giovani coreografi italiani attraverso residenze e ospitalità.
A una partitura di gesti che segue il binario di una mobilità ora agile ora sospesa, Calabrese alterna un tempo coreografico dove il corpo, in posizione eretta, va a disegnare forme che alludono forse al Tai Ji Quan-Qi Gong.
Il video, proiettato su un pannello, accompagna la scena mostrando ora sequenze porno, ora immagini sconnesse di orsi polari, cabine del telefono e scritte abbozzate (come il finale the end). È una sorta di zapping visivo a cui fa da contraltare un sonoro giocato sulle interferenze di una radio. Ma nonostante i continui fruscii e i cambiamenti di frequenza è come se tutto si sintonizzasse sempre su Radio Mater, dove una voce ispirata si dilunga su "riflessioni sul senso della sofferenza della morte di Gesù". Ma nel giocare con elementi differenti, mirando a uno spaesamento che sia frutto di accostamenti arditi o incomprensibili, Calabrese rimane in superficie e pare non riuscire a distaccarsi da quella che – a conti fatti – appare come un'embrionale e debole provocazione.