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Cornice Aperta. Aperitivo con gli artisti del Festival Danza Urbana


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Maggio all'infanzia, dal 17 al 21 maggio a Bari


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Ivrea Cinquanta – Mezzo secolo di Nuovo Teatro in Italia 1967 – 2017. Genova, 5-7 maggio


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Un teatro in mezzo ai campi: 8 aprile con le Ariette


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''La formazione del nuovo pubblico'': un convegno sabato 25 marzo ad Albenga


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“Comizi d’amore”, open call per registi/drammaturghi e attori under 35 di Kepler-452


11/01/2017
La cultura nell'economia italiana: il 13 gennaio un convegno a Bologna


05/12/2016
Impertinente Festival: il teatro di figura a Parma, dal 7 all'11 dicembre


07/10/2016
Master in imprenditoria dello spettacolo, Bologna, anno accademico 2016-2017


23/09/2016
Infanzia e città a Pistoia, dal 24 settembre al 5 novembre 2016


03/09/2016
Dalla Cultura alla Scuola: ''Cosa abbiamo in Comune'', il 7 settembre a Bologna


31/08/2016
Electro Camp – International Platform for New Sounds and Dance, a Forte Marghera dal 7 all'11 settembre


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INTERVISTE > Videodanza e gruppi giovani. Voci dal mediterraneo
Ti chiederei di iniziare con un breve racconto sulla situazione della danza in Grecia, magari con un particolare occhio sulle compagnie giovani.
I finanziamenti per tutte le arti contemporanee, in Grecia, arrivano dal ministero della cultura. La parte riservata alla danza è assolutamente minima. Le compagnie ricevono sovvenzioni esigue, per questo motivo penso che la situazione della danza contemporanea nel mio paese sia piuttosto critica. In Grecia vi sono danzatori e danzatrici estremamente preparati. La coreografia, invece, se paragonata all'alto livello tecnico dei gruppi, non tiene il passo. Quasi tutti i danzatori sono convinti che, in un certo momento del loro percorso, sia possibile divenire coreografi. Questa "distorsione" va primariamente imputata alla cronica mancanza di scuole di danza.

Esiste poi un nutrito movimento di danza "neoclassica", molto seguita dal pubblico. Considerando questo settore si può pensare la danza in Grecia come un'arte altamente popolare. Se ci spostiamo sulla danza contemporanea, invece, il panorama è totalmente diverso. Manca del tutto un'educazione verso le forme più sperimentali. Esistono, va detto, alcuni luoghi che si muovono in un'altra direzione, come il Festival di Kalamata che da parecchi anni invita figure internazionali di spicco, o il Festival di Atene, che negli ultimi tempi si è concentrato in maniera decisa sulla danza di sperimentazione. Il nostro festival, per esempio, si concentra sugli incroci tra il linguaggio del corpo e l'universo audiovisivo.


Perché questa volontà precisa nell'individuare creazioni a cavallo fra le arti?

Per un semplice motivo: gli stessi giovani artisti non possono delimitare con certezza il campo delle loro creazioni. Apporre etichette sui prodotti spettacolari è un'operazione che oggi ha poco senso. Quello che conta è avere qualcosa da dire e trovare una forma per trasmetterlo. Esaminando l'offerta del festival che dirigo, emerge con chiarezza che danza, performance, videoarte sono tutti termini al contempo adeguati e insufficienti per descrivere i lavori che selezioniamo. Per tornare alla tua prima domanda, posso dire che le compagnie giovani di Danza in Grecia incontrano enormi difficoltà, primariamente sul versante finanziario e della visibilità. Nonostante questo si possono contare tre o quattro gruppi che propongono un linguaggio coerentemente strutturato e che trovano il modo di sopravvivere.

Quando nasce il festival e con quali scopi?
Il Festival nasce su mia iniziativa nell'anno 2000. Dopo essere tornata in patria al termine di un periodo in cui risiedevo all'estero, mi sono resa conto che le informazioni sulle esperienze di danza fuori dalla Grecia erano pressoché nulle. Mi è dunque venuta voglia di creare qualcosa di nuovo, inventarmi uno spazio dove invitare artisti europei. In collaborazione con la rassegna internazionale cinematografica di Salonicco, abbiamo iniziato a pensare a un festival, ed è nata la prima edizione, molto "piccola" rispetto a quello odierna. Oggi proponiamo un festival incentrato sull'interazione fra movimento e immagine in movimento: tutti i progetti che fanno riferimento a questi due aspetti dell'arte contemporanea possono, potenzialmente, rientrare nella programmazione. Ogni anno avviene una selezione sulla base di materiali che le compagnie ci inviano: per farti un esempio, l'anno scorso abbiamo ricevuto 350 domande di partecipazione, all'interno delle quali scegliamo una decina di performance e circa ottanta film. Sono presenti delle linee guida tematiche che ogni anno indirizzano la programmazione. In questo modo, tentiamo di non affidarci esclusivamente al gusto personale, in questo caso il mio, dato che visiono e scelgo le opere in modo autonomo.

Quando è nato il festival la situazione relativa alla videodanza era piuttosto povera. Quello che si produceva, nella maggioranza dei casi, erano i demo degli spettacoli. Per questo motivo, ho pensato che sarebbe stato fuori luogo proporre un concorso: non potevamo pensare, per esempio, che gli artisti stranieri competessero con i nostri, troppo spesso limitati dalla mancanza di fondi per confezionare prodotti tecnicamente di qualità. Anziché assegnare premi alle opere, abbiamo creato un concorso sui progetti, finanziando realizzazioni video in divenire. In questo contesto, il concorso nasce prima di tutto per mettere in contatto i videomaker con i coreografi: ogni anno due progetti vengono scelti da una giuria e, successivamente, finanziati per divenire opere filmiche sulla danza. Di anno in anno, abbiamo assistito a una crescita esponenziale delle richieste di partecipazione al concorso. Mi pare che questo sia un primo riconoscimento del nostro lavoro. Come dei semi che, piantati, dopo qualche anno diventano fiori.


Cosa ci puoi dire sul pubblico che frequenta il tuo festival? La danza contemporanea in Grecia è seguita da una particolare fascia di spettatori? Si tratta di addetti ai lavori o di semplici appassionati?
Sposterei questo discorso sull'arte contemporanea in generale. Ogni creazione figlia del nostro tempo credo sia più facilmente fruibile laddove vi sia una certa dimestichezza con i linguaggi delle arti contemporanee. Non si tratta tanto di giudicare in maniera positiva o negativa una determinata opera, parlerei piuttosto di un'abitudine - che spesso manca - a considerare l'arte contemporanea meritevole di legittimazione. Anche da noi, quindi, si presenta questo problema. Ma siamo anche coscienti dell'opera di "dissodamento" che stiamo proponendo. Il linguaggio che offriamo era sconosciuto ai più e, fortunatamente, sta iniziando ad "attecchire".


Mi piacerebbe farti una domanda un po' particolare, vista anche la tua esperienza a stretto contatto con compagnie giovani. Vedendo molte delle creazioni sceniche contemporanee, si ha la sensazione di assistere a proposte spettacolari nate "dopo la catastrofe", dove si avverte l'esigenza forte di fare piazza pulita del passato per ricominciare da zero. Quasi che ognuno si sentisse in dovere di riscrivere un personale vocabolario dello stare in scena, nel caso specifico parlando di coreografia. Ovviamente non è un concetto del tutto nuovo, né universalmente praticato. Eppure sembrerebbe essere tornato all'ordine del giorno. Cosa ne pensi?
Quello di cui parli possiamo ricollegarlo all'estetica della "Post-destruction", apparsa in Europa alla fine degli anni '80. Sono assolutamente d'accordo con quello che dici se penso agli spettacoli di danza che ho visto qui in Italia e qui al Festival (Santarcangelo 06 International Festival of the Arts, n.d.r). In Grecia, però, questa tendenza non è presente. Se dovessi individuarne una preponderante, nelle poetiche dei giovani, potrei definirla "delle relazioni umane": si studia la relazione, il rapporto scenico tra i corpi. Oppure, stando su quello che conosco nel panorama dell'Europa centrale, penso ci si concentri su questioni più "esistenziali", come l'amore, la vita, la morte, la relazione fra gli individui.

C'è poi un problema indubbiamente politico. In Europa, in questo momento storico, si concede poco spazio ai giovani. E questo avviene in Italia come in Francia, in Grecia come in altri paesi. Se poi aggiungiamo che in molti casi quello che è giovane viene spesso considerato "sperimentale", ci rendiamo presto conto di come le cose siano davvero difficili. Chi è disposto, in Europa al giorno d'oggi, a finanziare una creazione artistica giovane e sperimentale? Non resta dunque che mettere in comune le proprie competenze, anche solo dal punto di vista umano. Solo facendo fronte comune quello che è nuovo e meritevole potrà emergere. Da questo punto di vista, anche pensando al panorama italiano, credo che la situazione lasci ben sperare.


di Lorenzo Donati
       

FESTIVAL

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Crisalide
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Pinocchio della non-scuola
Immagini a cura di Osservatorio Fotografico, note a margine su Pinocchio

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Ricerche musicali contemporanee

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SANTARCANGELO •12
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Settembre 2011
Arca Puccini - Musica per combinazione
Rock indipendente italiano e internazionale