Giovani Danz'Autori. Tre concetti che, al giorno d'oggi, fatichiamo a ritenere ancora rispettosi di considerazione. Quasi ossimorici, se affiancati alla parola contemporanei, il primo e l'ultimo termine; certamente sfuggente, instabile, sempre sull'orlo di nuove reazione chimiche o impreviste combinazioni l'etichetta centrale.
Esistono veramente le compagnie giovani? Esistono gruppi sotto i trent'anni, in Italia, in bilico nel tentativo di forgiare un linguaggio, un percorso, compreso certamente fra deviazioni, scarti, zone non totalmente a fuoco? Incontrare qualcuno che risponda a queste caratteristiche è davvero impresa per strenui antropologi contemporanei, e non unicamente a causa di una mancanza reale di proposte. Laddove queste esistano è storia nota che nell'Italia dei perpetui stentino a emergere, a scavarsi gallerie che lascino intravedere spiragli di sole. GD'A sembra una galleria già pronta. Una delle poche, rarissime occasioni dove il suddetto antropologo non debba sobbarcarsi improbabili viaggi sui tratti appenninici delle nostre autostrade.
Esiste veramente la danza? Siamo ancora sicuri che quando andremo a vedere uno spettacolo così etichettato vi troveremo il corpo variamente declinato? Rispondere no, almeno in questi ultimi tempi, è esercizio finanche superfluo, sia detto senza nessuna connotazione critica, ben inteso. Ma allora un concorso che decida di esporre anche le sue fasi intermedie, chiamandoti a raccolta in vari luoghi del territorio, dai Due Mondi di Faenza all'Arboreto di Mondaino, e che ti richieda la visione non di un formato ma della sua genesi, è fatto a dir poco raro. Che aiuta a confonderci ancora più le idee su quello che chiamiamo danza. Grazie a Dio.
E Autori? Non era un concetto superato, appartenente alle grandi narrazioni che oggi non esistono più? Non era finito il tempo per elevarsi maieuticamenente proponendo punti di vista sul mondo? Il nostro stato di ebbrezza aumenta trovandoci di fronte a degli autori - sì, autori, avete letto bene - giovani che utilizzano la danza come canale privilegiato. Non sarà davvero troppo per la nostra poetica di spettatori?
Proviamo dunque a tornare alla realtà. Oppure, più semplicemente, in piazza ad Alfonsine e a Palazzo Marini. Confusi tra pubblico curioso e tra avventori dei bar, quest'anno troveremo Le-gami e Gruppo Nanou, i vincitori della scorsa edizione. SP3 per i primi, due anime solitarie con maschera e naso alla Pinocchio dispersi nelle solitudini urbane; i secondi con Namoro, o dell'innamoramento che apparentemente non giunge mai al contatto, sempre poco prima dell'oggetto, tutto disegnato nelle linee del corpo femminile. Ma anche due nuovi progetti, mostrati in una prima tappa di visione, a conclusione delle residenze a Palazzo Marini: Studio per una Relazione e Desert-Inn.
Un'ultima raccomandazione: Lavori in Pelle è solo una sosta, un punto di confluenza momentaneo. GD'A è tutt'ora in corso, nell'edizione '05-06. Quattro gruppi per la finale, a settembre a Ravenna all'interno di Ammutinamenti.
Lasciate ogni certezza, voi che vedete: in negativo o in positivo, ebbri o sobri, a Palazzo Marini o al Free Bar.