I Lavori in Pelle, famigerati replicanti nati dalla fantascientifica prolificità di Philip K. Dick, hanno rischiato quest'anno di non replicare più, costretti da assedio economico senza pari nella più che decennale storia della manifestazione.
Un Festival in emergenza, quello dell'edizione 2006, com'è emergenza, da sempre o giù di lì, per i danzatori italiani, per quelli che fanno ricerca e per quelli che rischiano sulla propria pelle, sempre più bruciata dalla mancanza di sovvenzioni, la via difficoltosa di un linguaggio altro, non imbrigliato da codici, non sottomesso a stilemi.
Da undici anni Lavori In Pelle è una zona di resistenza sommersa nel ventre dell'estate romagnola, spesso in concomitanza con programmazioni roboanti di rassegne vicine, a volte più ricco e articolato e altre, come quest'edizione, forzato dagli ignominiosi tagli alla cultura ad abbandonare il suo consueto formato per costringersi su due sole serate, però fitte di appuntamenti. Così il Festival invade AlfonsinePer l'appuntamento con la Vetrina della giovane Danza d'Autore la direzione artistica, composta come sempre dalle fondatrici Monica Francia e Selina Bassini, ha selezionato alcune proposte che si relazionano in modo differente con il medium danza e con l'agire scenico, per movimentare non solo gli sguardi ma anche il pensiero sulle tante identità assunte dalla danza contemporanea italiana di inizio millennio.
I primi "lavori in pelle" a darsi in pasto ai voraci spettatori di Alfonsine sono quindi quelli di Paola Chiama e Alessandro Amaducci, stasera al Museo del Senio a partire dalle 21.30. La coreografa torinese presenterà The real doll/La bambola vera, un'indagine "corposa" sul ruolo e sull'identità, femminile giocata sulla presenza scenica della danzatrice in dialogo con le immagini create dal videoartista, per denunciare la vuota "stereotipia" di tanti individui-fotocopia, costretti dalla miseria dei tempi a indossare personalità prefabbricate e mostruosamente identiche. Il secondo appuntamento della serata è con le coreografe milanesi Rebecca Pesce e Lia Courrier, insieme in scena in Va, va l'error mio palesa (baracca barocca). Si tratta, come raccontano le due interpreti, "di un viaggio a ritroso nella vita di due donne, un percorso non solo nel tempo ma anche nell'ambiente che viene immortalato in 'polaroid turistiche' dei luoghi canonici di ogni tour a Milano", i quali si insinuano nella danza grazie a intarsi video, e creano un impasto scenico sia ludico, con la proliferazione inaspettata di figurine in plastica come alter ego onirici delle interpreti, che surreale, ma sempre condotto indagando le potenzialità della pratica improvvisativa e le dinamiche di relazione tra i due corpi danzanti. La partitura di movimento di questo lavoro non ha una sua forma definita o completamente stabile ma, a seconda dei luoghi e degli "umori", anche spaziali, della performance, la danza muta e si trasforma seguendo la sensibilità e le intuizioni estemporanee delle due coreografe.
A seguire si esibirà il Gruppo S.A.N. di Genova con Supersolo, ovvero un assolo "di gruppo" realizzato dall'unica danzatrice in scena, Olivia Giovannini, che ripercorre la traccia di una precedente realizzazione agita da tre performer, interpretandola però solamente attraverso il suo corpo. Si viene così a creare un flusso dinamico fatto di tanti segmenti diversi, segnalati dai numerosi cambi di costume e dal susseguirsi di entrate e uscite di scena, che vengono semplicemente giustapposti e mai legati da una modalità narrativa, per una danza che non ambisce a raccontare ma semplicemente a esporsi ed esistere nello sguardo del pubblico.
L'appuntamento che conclude le performance al Museo dal Senio è quello con il gruppo Senza Piombo, formato da Sara Simeoni e Domenico Santonicola, entrambi danzatori che esplorano Piani (in)Visibili. Questa realizzazione si presenta come "l'incontro di due entità coinvolte in una relazione", chiariscono i due interpreti, "ma che non vuole essere una scontata relazione d'amore tra un uomo e una donna. Tutto assume invece una coloritura più onirica e fantasmatica, anche la qualità delle presenze in scena varia dall'essere impalpabile ed eterea, quasi non materica, a una più concreta e fisica" creando una danza fatta di segni corporei molto diversi, intrecciati con "le emozioni e gli stati d'animo che affiorano nella quotidianità del vivere".
La serata prosegue poi cambiando ambientazione e lasciando lo spazio propriamente scenico per immergersi ancor più a fondo nel contesto cittadino di Alfonsine, con un "dopo festival" ospitato al Free Bar e agitato dalle Incursioni Urbane di due giovani gruppi veneti che si confrontano con una insolita dimensione performativa, quella estremamente variegata e imprevedibile di un luogo simbolo della socialità. La prima a gettarsi nell'arena è la compagnia Jennifer Rosa con Riflessi-Scena 1 e 2, un lavoro in divenire per la prima volta alle prese con spazi urbani, seguito dal duo composto da Giovanna Garzotto e Claudia Rossi insieme per il Progetto Pollo, una rivisitazione ironica di tutti i processi di trasformazione e confezionamento a cui sono sottoposti tanto gli animali che gli uomini. anche quest'anno, con la sua armata pacifica ma sicuramente non pacificata di danzatori e, soprattutto, di idee, di voglia di dire, di fare, di fare vedere.