CRONACHE > Incursioni notturne al free bar
Arrivano quando ormai, con la cena, anche i primi spettacoli sono stati digeriti: le incursioni del dopo festival accompagnano la voglia di andare a dormire o, più probabilmente, di ubriacarsi.
Una birra, chiacchere e commenti appena sussurrati e ti ritrovi improvvisamente di fronte ad una sequenza fotografica in slow motion: cinque donne sedute su una panca, l'una così accanto all'altra da non potersi muovere senza creare un rimbalzo, un dialogo continuo. Gestualità quotidiana sublimata, ritmicamente interessante, e gioco di ripetizioni e sorprese interne articolano il discorso coerente di Riflessi - scena 1 che sa esaurirsi con la stessa necessità con cui sembra essere nato. Negli unisoni e nelle dissonanze queste figure diventano, di volta in volta, corpo unico di un'individualità corale e voci soliste in un medesimo canto, senza l'ambizione di voler regalare più della piacevolezza della visione.
Prima del secondo quadro presentato dal gruppo Jennifer Rosa, lo spostamento obbligato è nel giardino dove Giovanna Garzotti e Claudia Rossi aspettano seminude sotto un albero. E qui il commento più esilarante arriva urlato da un impazzito automobilista che travalica le transenne e non può non scoprirsi piacevolmente colpito dai corpi in attesa delle danzatrici. L'incomunicabilità del linguaggio corporeo in Progetto Pollo sceglie la strada difficile dell'ironia che, se non riesce a essere pungente, rischia di rimanere soffocata, come la danzatrice stessa nel celophan.
Ritornano infine le interpreti di Riflessi, accompagnate ora da un giovane uomo la cui presenza, diretta e coreografata ancora una volta da Chiara Bortoli, colora la scena di tutt'altra atmosfera.
Sull'erba umida della notte ci abbandonano corpi distanti di danzatrici sole.