Scartando il caratteristico pacchetto di datteri, generalmente di provenienza tunisina, troveremo in dotazione le classiche bacchette di plastica a forma di ballerina. Se il nostro pensiero viene sviato proprio un attimo prima di portare la ballerina alla bocca, i risultati potrebbero essere allucinogeni. Davanti a noi un ambiente barocco, rinchiuso da fronde alberate. Posticci tappetini di erba plasticata, sfere appese ai rami, fazzoletti colorati che escono dal ventre, tre poltrone da cinema old-style. E ancora: clavicembali, melliflue sonorità elettroniche, eterei vocalizzi femminili. Nel nostro viaggio mentale immaginiamo un doppio in carne e ossa delle due figurine di plastica, con due bizzarri paletò a coprire succinti vestitini portati sopra i pantaloni. I capelli arruffati, bianchi di polvere, a caricare un sovradosaggio segnico fatto di gesti ironicamente controllati, poi convulsi, spezzettati, raramente in sincrono di coppia. Salvo che in tutto questo subentri un fondale video: prima una danzatrice vista dall'alto, in un loop di adagiamenti e inarcamenti degli arti inferiori; infine una passeggiata milanese, con le stesse protagoniste ora raddoppiate (siamo già a quattro partendo dalle bamboline) in quella che appare una prima scoperta per gesti della città. Sdraiate al suolo, le nostre due ragazze, che per non esagerare evitiamo di definire un terzo delle reali Lia Courrier e Rebecca Pesce, attendono il finale osservando le loro omologhe: bamboline che scorrono sul video anticipando l'entrata in un treno che parte. Va, va, l'error mio palesa (baracca barocca), è il titolo che azzardiamo si sia palesato nella mente delle due danzatrici un istante prima del dattero. Noi nella loro mente ci perdiamo, non ci raccapezziamo, a tratti ci sorprendiamo a sorridere. Ne usciamo confusi, storditi, arrabbiati con il profluvio che viene dal Seicento e che qui fatichiamo a sistemare. Certo, già dal titolo, non si può dire non ci avessero avvisati.