Amniosi, o la bolla liquida che contorna l'embrione. Un uomo e una donna in scena, ondeggiando, ancheggiando, incurvando arti e tronco. Blu intenso dal basso, un pianoforte dolce in diffusione. Una terza figura si muove per linee rigide, spezzate, forse una reminiscenza della perduta danza classica, a giudicare dal simil-tutù bianco. Cala ancora la musica, questa volta un pezzo rock con tinte hard: un accenno coreografico di coppia si tramuta in ossessivi spasmi tarantolati. Uscite le due presenze femminili, Tino Schepis rimane solo, vicinissimo al pubblico: con saltelli ripetuti, sorrisetti, mosse pop-De Filippiane. Di nuovo insieme alla prima compagna di mondi sottomarini, il danzatore e coreografo si congeda indicando la luce di un proiettore: sole/illuminazione che anche a noi piacerebbe scorgere negli abbozzi di questo lavoro.