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La cultura nell'economia italiana: il 13 gennaio un convegno a Bologna


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INTERVISTE > Anticorpi XL, la danza nella rete dall'Italia a Lavori in Pelle

Lavori in Pelle c'è, e si rilancia con vigore. Dopo il festival terremotato del 2006, con tanto di tendoni della protezione civile ad albergare i danzatori rifugiati, quest'anno ad Alfonsine si presenta il prototipo della Vetrina Anticorpi XL: una rete di operatori a livello nazionale che seleziona, visiona e sostiene la danza giovane della penisola, dilatando l'attività di questa esperienza romagnola nel corso dell'anno e nelle singole regioni di appartenenza. I lavori sono stati scelti da una commissione composta da tutti i membri del network, i quali incontreranno personalmente tutte le compagnie il giorno dopo lo spettacolo e avvieranno così un confronto concreto sulle opere. Proviamo a mettere a fuoco la scommessa di questa piccola e resistente rassegna incontrando le due direttrici Monica e Selina, come sempre avanguardia creativa nell'immaginare progetti a sostegno della danza d'autore, e come sempre fiumi di parole e di entusiasmo dialettico.


In questa edizione il festival "cambia pelle", e incrocia la rete Anticorpi XL. Qual è la nuova veste di LIP [Lavori in Pelle], e come si è arrivati a questa formula?
MONICA FRANCIA L'anno scorso LIP "terremotato", costretto a lavorare con un taglio drastico di risorse, ci ha posto di fronte alla scelta di chiudere o continuare nonostante le problematiche economiche. Ma a fronte dei tagli del finanziamento comunale, per sopravvivere era necessario puntare su un rilancio: a quel punto avendo già avviato il progetto Anticorpi abbiamo proposto alla rete di sostenere Lavori in Pelle come vetrina, strumento indispensabile per una rete il cui scopo primario è visionare, promuovere e sostenere nuovi artisti, invisibili se non in un contenitore come questo. Quando la rete ha accolto l'iniziativa abbiamo quindi "donato" Lavori in Pelle ad Anticorpi, per farlo crescere in sintonia con il progetto di monitoraggio, proponendo la formula XL, non solo in ottica regionale ma nazionale, per stimolare un interesse capillare per i gruppi giovani, con operatori di cinque realtà diverse, che hanno gli stessi nostri intenti, ciascuno dei quali convoglia nella vetrina il lavoro svolto a livello regionale.
SELINA BASSINI È stato fondamentale coinvolgere operatori con una prospettiva affine alla nostra, diversa da quella che si riscontra nell'attuale proliferare di festival che cavalcano l'interesse per i gruppi emergenti, fenomeno comunque positivo, ma privo di una reale volontà di investimento e sostegno alle compagnie giovani. I partner della rete sono operatori già incontrati nel percorso di LIP negli anni, e altri entreranno in futuro, non c'è chiusura.


Quali criteri determinano la formula della Vetrina?
MF. Sono rare, visto che non c'è vantaggio economico, le strutture che sostengono il debutto di nuovi artisti, mentre esistono realtà di ricezione di gruppi appena emersi. LIP si pone come momento critico, occasione, banco di prova, e non secondo la modalità di selezione propria di una direzione artistica. Si tende quindi a cercare artisti che escano dalla dinamica maestro-allievo e si espongano e sperimentino la propria identità. L'obiettivo è anche quello di condividere con realtà esterne all'Emilia Romagna un modello che favorisce un reale mutamento, aperto davvero al nuovo e alla crescita degli artisti, e quindi dell'intero panorama.


In che modo Anticorpi XL concretizza gli obiettivi della rete? Quali strumenti attiva?
SB. Un passaggio è stato il monitoraggio della danza contemporanea di ricerca in Emilia-Romagna, il primo passo è stata la vetrina nella stagione del Teatro Comunale di Ferrara, Fuori strada, che è stato anche il risultato di sinergie attivate in regione, come le residenze all'Arboreto di Mondaino o l'accoglienza di alcuni nel cartellone del festival di Santarcangelo. In particolare vorremmo diffondere il progetto di monitoraggio, importante per documentare ogni anno la ricaduta reale dei progetti in regione in termini di mobilità dei gruppi e di produzioni, e anche in termini di qualità dal momento che la circuitazione dei lavori riceve una certificazione da parte degli operatori rispetto al livello artistico. Altro strumento è il concorso GD'A come base del processo di sostegno ai giovani, che Cantieri metterebbe in rete ad esempio con sinergie di residenze creative, possibili step ancora in via di definizione.


Insomma, Anticorpi crea e esporta dei "marchi di fabbrica", modelli di documentazione, produzione, distribuzione, ma anche alcuni esperimenti, come l'incontro di feedback fra operatori e artisti.
SB. Il festival compie l'iniziativa radicale di avvicinare le compagnie agli operatori, che spesso sfuggono, perché l'incontro fra le due categorie ha bisogno di una situazione tutelata e protetta, che non si verifica quasi mai. Invece è utile che gli operatori esplicitino cosa può essere accolto nei loro contenitori, il che non significa orientare o commissionare un lavoro, ma dare agli artisti anche un occhio diverso sulla loro produzione, in un'ottica di vicinanza e condivisione di prospettive operative. LIP propone un momento di colloquio in situazione protetta, che spero possa diventare un vero strumento, utile, e forse anche "esportabile".


Per quanto riguarda Anticorpi, in Emilia-Romagna, quali sono i prossimi obiettivi?
SB. Un elemento da segnalare è l'attenzione rivolta alla rete Anticorpi dalla Regione Emilia Romagna e dall'assessore Ronchi. La rete regionale è fra i principali progetti che potrebbero essere sostenuti nell'ambito del Patto Stato Regione per la distribuzione del finanziamento pubblico, cosa che se di verificherà potrebbe essere un fondamentale contributo per dare una seria continuità all'esperienza. Restano da studiare strategie per affrontare il nodo dei gruppi indipendenti professionali, visto il grosso patrimonio di coreografi presente in Emilia Romagna, basti pensare agli ultimi 4 finalisti di GD'A. Per loro la vetrina non è lo strumento giusto, hanno bisogno di un confronto con operatori internazionali. Inoltre le attuali norme ministeriali impediscono la circuitazione, perché il circuito è sclerotizzato sulle compagnie già finanziate, e lo spazio di coinvolgimento di altre realtà spesso viene destinato a gruppi stranieri, per questioni di cassetta. Per lo stesso motivo il meccanismo ministeriale non favorisce l'incontro fra il circuito stabile dei teatri e i linguaggi più innovativi della danza.


di La redazione
       

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