Le maglie della rete Anticorpi XL trovano un estremo occidentale nel festival internazionale Interplay, in sette edizioni impostosi quale evento cardine della danza contemporanea per la città di Torino. Lo sguardo di Natalia Casorati ha nel tempo consolidato una direzione artistica radicale e coerente nell'accogliere danzatori affermatisi in contesti internazionali, pur mantenendo salda la prospettiva sul panorama locale, intuendo il potenziale di nuovi talenti.
Interplay è partner per il Piemonte nella rete Anticorpi XL. Che ruolo ha all'interno del sistema della danza contemporanea locale?
NATALIA CASORATI. Interplay ha costruito la sua posizione a fatica, in passato non c'era la mentalità di sostenere la danza contemporanea a livello istituzionale locale, e per altro mancavano anche realtà di ricerca rilevanti. L'Associazione Mosaico, di cui sono fondatrice, da cui è nato il festival Interplay, ha iniziato organizzando spettacoli nelle gallerie d'arte, non avendo spazi a disposizione, in situazioni anomale ma che hanno avuto un buon riscontro di media e pubblico. Questo ha permesso a InterplayTorinoDanza, poi si è operata la scelta di uscire da quel contenitore per salvaguardare l'identità e la storia autonoma del festival. TorinoDanza sostiene comunque alcuni artisti del nostro cartellone, secondo un criterio si qualità. di costruire la sua forza. In seguito è stato coinvolto come focus di primavera per tre anni all'interno della manifestazione
Interplay ha però un'ottica nazionale e internazionale.
NC. Come direzione artistica ho cercato di creare contatti extraregionali, soprattutto nel circuito dei festival, e incontri con le giovani realtà italiane, ma allo stesso tempo ora siamo partner di realtà straniere, come Danse Lille, di cui siamo rappresentanti per l'Italia, che raccoglie partners europei ma non solo, e presenta spettacoli molto selezionati. Inoltre Interplayè coinvolto nel progetto DanceRoad, che ha invece cinque partner nel mondo: i coreografi presentati saranno in tour nei cinque paesi per un mese e mezzo, e a marzo sarà il nostro turno per ospitarli in Italia.
Che tipo di sostegno opera agli artisti locali?
NC. Interplay offre coproduzioni e il supporto alla promozione, anche se spesso sono state coprodotte compagnie del resto d'Italia, come MK. Non credo abbia senso operare solo sul proprio territorio, e per questo ho accolto subito l'invito a partecipare alla rete Anticorpi XL: è un progetto importante soprattutto per gli artisti, perché apre all'incontro con altri operatori, e offrire un'opportunità di circuitazione è un passo necessario perché gli artisti italiani hanno spesso difficoltà anche a presentarsi oltre i confini della propria regione.
Come nasce la collaborazione con Anticorpi XL?
NC. Da sempre ho seguito Lavori in Pelle come officina dei giovani talenti, quindi è stato naturale accogliere la proposta di mettere in relazione le nostre competenze e esperienze. Abbiamo trasmesso il bando di partecipazione alla selezione tramite il nostro indirizzario, e abbiamo ricevuto numerose proposte. È fondamentale che gli artisti più giovani abbiano la possibilità di incontrare altri artisti e direttori artistici con un processo di accompagnamento, puntando anche su momenti di incontro e confronto per dibattere sui lavori, e accompagnare quindi anche la crescita artistica di giovani coreografi chiamando gli operatori ad assumere un esplicito ruolo di interlocutori.
Oltre alla vetrina di Lavori in Pelle quali altri strumenti della rete Interplay attiverà in Piemonte?
NC. Sarebbe interessante proporre un monitoraggio per rivedere in modo sistematico il panorama. È difficile capire chi sia effettivamente professionista o chi operi in una dimensione dilettantistica, e l'attività di monitoraggio può accrescere la consapevolezza della dimensione professionale. In Piemonte il modello delle scuole di danza è predominante, rispetto a quello delle compagnie, si tende a una formazione tradizionale. Non c'è una mentalità a aggiornarsi con stage e seminari. E lo stesso ritardo c'è nel pubblico.
Dal punto di vista artistico, come descriveresti il panorama della danza nella tua regione?
NC. A parte l'esperienza di Sosta Palmizi, subito trasferita altrove, le compagnie storiche sono di balletto e le sovvenzioni vanno alle scuole. Altri gruppi non hanno mai avuto sovvenzioni, e tendono a emigrare, chi è rimasto non è riuscito a emergere, ma è rimasto vincolato al circuito regionale. Non c'è però una linea di tendenza emergente. Forse stanno cominciando ora a formarsi degli artisti con un'ottica professionale, alcuni della generazione più giovane stanno crescendo ma grazie a una formazione sviluppata altrove, e a esperienze all'estero. La generazione precedente, i quarantenni attuali, non è maturata, ha un ritardo formale dovuto a una marginalità dell'esperienza e all'isolamento di certi percorsi artistici locali.
Sosta palmizi è stato un punto di riferimento per un certo periodo, ma a Torino c'è stata l'importante scuola di Anna Sagna, danzatrice, coreografa, pittrice, che ha influenzato una generazione pur non avendo avuto la giusta notorietà. Forse è mancato un punto di riferimento fra la formazione classica e l'espressione corporea della Sagna, percorsi molto diversi. Non ci sono però gli estremi per individuare un filone attualmente. Si può però puntare su alcune individualità che si stanno sviluppando muovendosi a livello nazionale, come Ambra Senatore, presente anche a Lavori in Pelle.