Opera trasversalmente nel mondo dell'arte, in un bilico creativo tra le arti visive, nel senso più ampio del termine, e il teatro.
Il primo germe di questa ostinata contaminazione di generi nasce durante gli anni dell'università in uno dei laboratori organizzati dal Dams di Bologna. In questa occasione si forma un gruppo di ricerca pura, dalla natura assolutamente sperimentale, dedicato all'esplorazione della performatività intesa nelle sue varie declinazioni. Il portato più significativo dell'esperienza rimane però l'aver innescato incontri e collaborazioni in grado di superare la prova del tempo.
Grazie a questo percorso si sviluppa infatti il rapporto artistico tra la Rispoli e Anna de Manincor, una collaborazione importante che nel 2000 porterà alla nascita di ZimmerFrei, formazione anomala fondata insieme a Massimo Carozzi. Il progetto ZimmerFrei assume le sembianze di un gruppo il cui lavoro collettivo rimane sospeso tra musica, cinema e performance, in un laboratorio permanente in cui le ispirazioni e le pulsioni creative dei tre artisti si contaminano a vicenda.
In una videoinstallazione realizzata con la de Manincor la Rispoli sperimenta per la prima volta l'unione tra la dimensione visiva dell'opera e quella percettiva corporea. Questa ricerca rimarrà poi nelle linee analitiche e di ideazione concettuale dell'artista, e in parte anche nella poetica di ZimmerFrei, anche se l'elemento più immediato riscontrabile nel lavoro del gruppo è l'organizzazione temporale della visione: un modo di trattare la materia che permette di vedere letteralmente il trascorrere del tempo, sia che questo venga declinato come accelerazione che come durata.
L'ultimo progetto realizzato in modo autonomo rispetto a ZimmerFrei è un'installazione sonora in un negozio di impianti audio di Como in cui la Rispoli ricrea una passeggiata virtuale attraverso i suoni della città, registrati tramite field recordings o con interviste agli abitanti. Nella fruizione dell'opera diviene evidente il principio di scelta che ogni spettatore deve applicare per potersi orientare nel mare di rumori e suoni e riuscire a ricavarne una qualche decodifica. In questo modo il singolo fruitore diventa consapevole del meccanismo di proiezione di un immaginario personale che lo porta a ritagliare il continuum audio seguendo il proprio desiderio di sentire qualcosa, confrontandosi anche con l'invadenza delle proprie aspettative riguardo a cosa si crede di ascoltare.
Per Rizoma Anna Rispoli si aspetta di riuscire a relativizzare il suo approccio ponendolo accanto a modalità e percorsi diversi, sia per verificare la necessità di un proprio fare artistico sia con la curiosità di sperimentare gli incontri, situazioni potenzialmente rischiose per via dei mondi inesplorati che possono aprirsi.