È un sillogismo semplice ma lampante quello sotteso all’idea del Festival Ammutinamenti, che, parafrasando l’imparafrasabile, potrebbe suonare più o meno come “se il pubblico non va alla danza, la danza va al pubblico”. E il fatto è che il giochino funziona sempre, anzi sempre di più, portando la danza “urbana” a essere interpretata in modo innovativo, e stimolandola a riflettere sul proprio modo di essere e di esprimersi, ma soprattutto a riconsiderare la propria relazione con il pubblico e i luoghi in cui palesarsi. Ecco allora che gli International Dance Raids andati in “scena” domenica 9 settembre a Marina di Ravenna vanno ben oltre il significato e l’apprezzamento altrimenti ottenuti in sedi chiamiamole istituzionali. Tre spettacoli di livello siderale che con estrema naturalezza sbocciano di fronte alle affollate pescherie del piuttosto anonimo bacino dei pescherecci, o nel surreale ambiente di una palizzata notturna, facendo toccare con mano a chiunque si trovasse a passare da quei paraggi, anche il più distratto e avulso dei passeggiatori domenicali, le ammalianti e potenzialmente infinite possibilità espressive di un corpo danzante.
È una specie di Lara Croft dalle movenze cyber (la danzatrice Sun-Hye Hur della compagnia di Nicole Seiler) a dare il la alle performance, aggirandosi nei pressi delle pescherie per poi sparire lasciando l’attenzione alla compagnia Mei Be Whatever. Le tre danzatrici della coreografia Royal Pink ricordano nei loro “abiti” di cellophane la Pris di Blade Runner e il contrasto che creano con l’ambiente circostante è proprio quello, reale/sintetico, passato/futuro, corpo/mente, il tutto cortocircuitato tramite tracce sonore spazianti tra l’ipertecnologico e il tribale. Del tutto diversa è la performance-installazione About George, dello spagnolo Guillem Mont de Palol, che nella non-luce della palizzata dà luogo a uno degli spettacoli di danza più esilaranti a cui mi sia mai capitato di assistere. Colto da crisi esistenziale in mezzo a una schiera di animali e macchine giocattolo di ogni sorta, il dinoccolato Guillem finisce per dichiarare tutta la sua stima a uno solo di essi, un fiero toro nero, mimando con grande trasporto le parole di Tina Turner in Simply the best. Strepitoso. Ricompare quindi cyber-Lara, questa volta per un’improvvisazione incentrata su di una sorta di parossismo in negativo del movimento che la porterà a scomparire definitivamente tra gli ormeggi del circolo nautico. Un pubblico ormai stregato e conducibile in capo al mondo viene infine orientato alla propaggine estrema del molo, sotto il piccolo faro di segnalazione. Dove appare Mei Yin Ng, coreografa di Mei Be Whatever, che con un look tra Ranxerox e Bjork esegue la più prettamente tecnica tra le coreografie della serata, fondendosi in sincronia perfetta con una colonna sonora fatta di rumori ed elettronica. I primi Ammutinamenti 2007 finiscono qui, sul mare notturno. Ma la sensazione di aver assistito a qualcosa di speciale resterà a lungo.