Cosa rappresentano questi corpi che invadono le strade e le piazze, che si arrampicano o scendono dagli edifici, che convogliano nei luoghi più familiari un pubblico pressoché ignaro per proporre un altro punto di vista? Che si tratti di un nuovo bisogno della danza o di uno strumento di ricerca, di un linguaggio della città contemporanea o di un corollario dell’apparato architettonico, le membra dei corpi aggiungono valore ai luoghi, li animano, li stravolgono e li percuotono a volte. La danza trova ancora poco spazio nei luoghi dedicati e la danza urbana si misura con ciò che è reale e appartiene a tutti. Non si deve varcare alcuna soglia, non si è costretti nella poltrona, si accetta solo di ascoltare per qualche minuto la voce di chi danza. Il potere straordinario di una forma d’arte che lascia la libertà all’interpretazione, che si nutre del particolare e non tralascia la tecnica, è proprio nella sua essenza, il suo nascere dall’anima di un luogo che dialoga con chi lo abita.
Nel confronto con gli spazi urbani il danzatore accetta una sfida diversa da quella del palcoscenico e costruisce un percorso in cui l’imprevisto, l’inaspettato, costringe a cambiare direzione. Le storie che si raccontano, per quanto personali, si espongono senza pudore. Spesso non c’è il buio o il gioco di luce a incorniciarle, ma si presentano nella loro purezza di corpo in movimento. Sono corpi politici in un certo senso, perché parlano del mondo al mondo, senza mezzi termini, e si fanno accettare per quello che sono, per quel tempo che lo sguardo altrui concede. Chi ha difficoltà a inserirsi nei circuiti teatrali, spesso trova nella danza urbana un palcoscenico alternativo. Così la danza urbana è anche opportunità per gli artisti e per quegli operatori che, al margine dei grandi attraversamenti culturali e artistici, intendono muovere le coscienze, mostrare i talenti nascosti e troppo poco considerati, esternare la comune passione per la danza e stimolare il dialogo con chi ancora li guarda con diffidenza. La danza attraverso “un’incursione urbana”, riacquista la sua connotazione di linguaggio universale proponendosi con semplicità nel quotidiano e sfata il mito di una forma d’arte elitaria, recuperando il contatto con il più ampio pubblico. Questo potere sembra sedurre anche i più importanti festival “teatrali”, che negli ultimi anni si aprono all’urbano e lanciano eventi collaterali per le strade e le piazze delle proprie città. Non si perda però la distinzione: la danza urbana si alimenta di un autonomo percorso di ricerca e non deve ridursi unicamente a strumento di marketing per attirare il pubblico nelle sale.