Dal regolamento: «Al premio Rete Critica sono ammessi siti e blog di informazione e critica teatrale che abbiamo visibilità in rete, con una identità e continuità redazionale riconoscibili».
http://www.ateatro.org/retecritica.asp
Da quando c'è internet, Dio lo benedica, siamo assolutamente sommersi da commenti e opinioni. Non si può ancora dire di preciso, ma fin qui sembra funzionare. L'accesso a tutti – chi commenta e chi legge – è disponibile in modo più democratico, e ciò è senz'altro un bene. Abbiamo un milione di persone o giù di lì che quotidianamente offre consigli, riflessioni, punti di vista, e un tentativo qua e là di darci una mano a vivere in maggiore armonia con il nostro pianeta e gli altri esseri umani. D'altro canto, per ottenere attenzione in rete (e in televisione, se è per questo), un commentatore, spesso e volentieri, dev'essere rumoroso, radicale o pazzo. Perciò la gran parte dei commentatori rientra in tutte e tre le categorie.
Dave Eggers,
Lo scrittore etico, “La Repubblica”, 6 novembre 2011
Abbiamo aderito a Rete Critica perché i cambiamenti che il web sta imponendo alla critica sono sotto gli occhi di tutti. Anche nel nostro ambiente teatrale, negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di non pochi portali e webzine, non sempre in relazione reciproca. A questa nuova quantità, però, non ci sembra sia seguito un interesse maggiore per le arti della scena nella società. Il teatro che vive, in Italia, resta comunque ai margini di un sistema culturale che guarda altrove. D'altro canto fatichiamo tutti a uscire da una situazione ambigua: da un lato veniamo riconosciuti da un ambiente teatrale piccolo e autocelebrativo, col rischio concreto di diventare tutti quanti gazzettieri semipubblicitari; dall'altro operiamo nei confini liquidi del web, e appena tentiamo di mettere il naso fuori (anche solo per guardare o farsi guardare dal cinema, dalla letteratura, dalla musica) ci rendiamo conto che immaginare lettori che non siano addetti ai lavori è esercizio complesso. Lungi dal rappresentare una lamentela, questa situazione è per noi una sfida, a patto però di prenderne coscienza: continuiamo a parlare a pochi, quando va bene, perché solitamente si parla agli amici. Scrivere non basta: c'è da ricostruire una funzione critica che si va disperdendo, inventandosi forme, mezzi, professioni, azioni. Per questo motivo, l'idea di un percorso che provi ad affiancare alcune realtà che operano sul web ci sembra un tentativo da non lasciar cadere. Non sappiamo se un premio sia la strada giusta, né se porterà agli esiti che speriamo. Ci sembra però un modo per provare a guardarsi attorno, per portare il teatro in cui crediamo in un consesso un poco più allargato (anche se di addetti ai lavori), una piccola occasione per “fare dei nomi” provando a spostare qualche piccolo equilibrio, ben consapevoli che le realtà che hanno aderito sono fra loro estremamente diverse. Ma è solo nella diversità, quando essa assume contorni di ragionamento e non di prese di posizione da talk show, che può ancora avere senso un'idea di critica.
Una visione sugli esiti
Gli esiti di questa prima segnalazione “libera” ci sembrano importanti. Emerge una fotografia del teatro che vive in Italia, slegato da tradizionalismi. Se ci si arrestasse a questa prima fase, a queste tredici segnalazioni, sarebbe già un ottimo risultato, perché maturato senza darsi parametri vincoli o categorie preventivi (tutti i segnalati sono raccolti
qui).
Tuttavia, ci sembra importante riflettere su una ipotetica visione generale, quello che all'interno di Altre Velocità abbiamo provato a inseguire per immaginare l'esito finale del premio. Ci sembra che un percorso siffatto assuma un significato maggiore qualora vada a segnalare e a premiare le realtà della scena meno meno riconosciute: esperienze artistiche, organizzative, culturali all'inizio di un percorso o guidate da scelte estetiche e poetiche radicali. Ci sono già alcuni premi utili per segnalare “il meglio” (a giudizio dei votanti, si intende), andando a selezionarlo in un panorama di esperienze da tutti conosciute, almeno nell'ambiente teatrale. A nostro avviso, un premio che nasce, costruito da realtà prevalentemente indipendenti e che hanno aperto qualche strada per la critica allargandone i confini, troverebbe il suo senso qualora provasse a indicare le emersioni, contribuendo così a renderle note.
Detto in altri termini, questo “Rete Critica” potrebbe essere un premio per chi non è mai stato premiato (ma lo merita!), per chi non è ancora conosciuto e riconosciuto dai più (ma meriterebbe di esserlo!) o per chi si inserisce in un panorama con una tensione che non ha a che fare con ciò che è di moda, perché procede in proposte linguistiche e progettuali parziali, aderenti a un punto di vista singolare e non originato da ciò che “funziona”.
Visto da questa prospettiva, il premio potrebbe essere uno sprone sia per chi lo riceve sia per il panorama di addetti ai lavori del teatro italiano. Non un modo per gratificarsi e riconoscersi, ma un piccolo passo per continuare le ricerche, per continuare a scavare.
Le nostre votazioni (primo turno già concluso)
Serissimo metodo Morg’hantieff per attori, teatranti e spettatori
di Claudio Morganti (Edizioni dell’Asino, Roma 2011)
[LIBRI NECESSARI]
Un manualetto indispensabile per chi vuole restare in ascolto dell’arte scenica. Attraverso l’espediente del manoscritto ritrovato, Claudio Morganti propone al lettore una serie di esercizi a metà tra la ricetta e l’allegoria, volti a cogliere le qualità del teatro. Utilissimo in questi tempi in cui lo spettacolo invade i palcoscenici, il libretto di Morganti aiuta artisti, spettatori e critici a vedere più a fondo, a ritrovare «il punto» di fragilità, la piega dentro la quale si nasconde il principio della scena. Caldamente consigliato contro l’intrattenimento dei fenomeni alla moda.
Angelo Mai Altrove (Roma)
[SPAZI TEATRALI CHE PRESERVANO L'INCOLTO]
Per lavorare su più discipline non basta chiamare a suonare i propri amici musicisti: occorre costruire un nucleo di direzione dalle provenienze differenti, che sappia lavorare per aree di competenza. Fra i pochissimi in Italia a programmare con assiduità il meglio del teatro e del jazz e rock indipendenti, l'Angelo Mai è sempre più un punto di riferimento per le arti dal vivo nella Capitale. Nei locali ottenuti su assegnazione comunale, lo spazio è gestito da un collettivo trasversale e numeroso che si sostiene con serate di intelligenti feste danzanti, possibile modello che lascia intravedere uno spiraglio in un panorama generale di strutture ipoteticamente pubbliche ma gestite come privatissime proprietà.
Menoventi
[OPERE APERTE E NON PUBBLICITARIE]
Continuare a interrogare il proprio linguaggio teatrale, senza accomodarsi su scelte riuscite e funzionali; rinnovare opera dopo opera il senso del lavoro dell'attore, scardinando di continuo ricerca e tradizione, intraprendendo strade che sondano le questioni del "personaggio" e della "scrittura scenica". Quello di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele è un teatro che dal primo In festa fino agli ultimi Perdere la Faccia e L'uomo della sabbia non permette mai allo spettatore di dimenticarsi della propria posizione di partecipante, senza farlo sprofondare in facili trappole emotive.
Menoventi su Altrevelocita.it
Compagnia Barokthegreat
[OPERE APERTE E NON PUBBLICITARIE]
Gruppo composto da Sonia Brunelli, danzatrice e coreografa forlivese che ha alle spalle un lungo percorso da solista, e dalla musicista Leila Gharib. Dal 2008 portano avanti una ricerca instancabile sulla “radice mentale del movimento”, che si realizza in spettacoli dove il lavoro sul corpo si coniuga a una ricerca sonora che sa farsi materia viva, in grado di ampliare i confini della danza.
Barok di Barokthegreat su Altrevelocita.it