Una casa editrice interamente digitale con un catalogo specialistico nel campo del teatro. Sembra fondarsi su una doppia scommessa il progetto Cue Press: da una parte cavalca le tendenze di espansione del mercato editoriale digitale, dall'altro pare voler invertire la rotta di un settore che sul mercato editoriale sostanzialmente non esiste. Nel guardare con estrema attenzione al tentativo, confidando nella sua riuscita, ne abbiamo parlato con l'ideatore e direttore editoriale Mattia Visani.
Visani, ci racconti Cue Press? Come nasce il progetto?
Cue Press nasce dalla mia frequentazione dell'ambiente teatrale. Io sono e continuo a considerarmi un attore che si è trovato a rendere conto della propria professione attraverso strumenti diversi. Il primo incontro con il mondo editoriale è avvenuto nel 2009, quando ho cominciato a scrivere il mio libro sul teatro di Vetrano e Randisi, che è stata l'ultima pubblicazione della Ubulibri di Franco Quadri (Diablogues Il teatro di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, ndr).
Limitatamente al mercato italiano, Cue Press sarà la prima casa editrice di argomento teatrale a operare principalmente nell’ambito del digitale, con tutte le nuove possibilità che la tecnologia mette a disposizione sul piano del rapporto tra di forma e contenuti.
Perché il digitale?
Si lavora a costi più bassi, lo strumento che si crea è molto agile e leggero, e anche la distribuzione ha i suoi vantaggi: i nostri e-book verranno distribuiti nella rete ormai classica, come Amazon, Itunes, Ibs e attraverso la vendita diretta dallo store online della casa editrice. Attualmente, parecchi materiali di altissimo valore culturale stanno scomparendo o sono già scomparsi, dal momento che il sistema economico dell'editoria tradizionale non contempla più la loro esistenza. Una delle principali linee editoriali di Cue Press prevede il recupero di questo genere di materiali. La cessazione della produzione editoriale della Ubulibri è stato il grimaldello di partenza, ciò che mi ha fatto scattare un desiderio concreto. Oltre al recupero di testi, presteremo anche grande attenzione alla nuova drammaturgia e all'approfondimento critico; avremo una collana di testi brevi a prezzi contenuti, e svilupperemo il progetto di una serie di guide teatrali delle città del mondo: New York, Tunisi, Buenos Aires, Hong Kong, Amsterdam, oltre ad alcune città italiane. L’intero progetto sarà curato da Andrea Porcheddu.
Stai lavorando avendo in mente qualche riferimento come modello? Progetti editoriali del passato e del presente, particolari collane ecc.
Effettivamente non abbiamo alle spalle esempi significativi, perché l’ambito in cui ci stiamo muovendo è davvero pionieristico. Siamo partiti piuttosto da un'intuizione. Il catalogo che stiamo costruendo si fonderà su un doppio binario: da un lato la riproposizione di grandi testi del passato e ora fuori catalogo, dall'altro le novità. In questo secondo ambito saranno individuate più collane: nuova drammaturgia, saggi e studi teatrali e una terza collana che, come dicevo, sarà molto più agile e divulgativa, forse l'unico “prestito” dall'editoria contemporanea nell'ambito del digitale: una serie di materiali da consumare in maniera veloce e che non gravino troppo sul portafogli.
Ci dai qualche anticipazione dei libri che avrete in catalogo? Qualche titolo?
Opere imprescindibili come Jacques Copeau, o le aporie del teatro di Fabrizio Cruciani; Il teatro e la città di Ludovico Zorzi; Brecht regista di Claudio Meldolesi, corredato da interviste di prima mano ai suoi attori del Berliner Ensemble.
Insieme a questi ci saranno gli studi di Casini Ropa, De Marinis, Guccini, Drumbl, Mango, Marotti, Molinari, Ruffini, Savarese, Taviani; i testi di autori della scena come Martinelli, Scaldati, Bucci e Sgrosso, Vetrano e Randisi; alcuni scritti d'occasione di Sandro Lombardi. In molti casi di questi autori riproporremo le opere più importanti, oltre ad alcune novità.
Quali tempi vi state dando per essere effettivamente operativi?
Attualmente siamo impegnati nella redazione in senso stretto, la casa editrice sarà online nella primavera 2013 o poco dopo. Non ci interessa riproporre vecchi libri in formato pdf. Non pubblicheremo, cioè, delle copie anastatiche. Stiamo lavorando a vere e proprie riedizioni di opere fondamentali, il tutto con una nuova veste redazionale e ponendoci problemi specifici, in relazione alle dinamiche imposte dal nuovo mezzo tecnologico. Saranno molte le edizioni arricchite da nuove introduzioni e altri materiali inediti.
Nello specifico, il pdf è un formato chiuso che non risponde all’operatività dei nuovi strumenti di lettura e limita drasticamente le possibilità offerte dalle tecnologia digitale.
Quello che descrivi è un processo di aggiornamento estremamente prezioso, eppure ancora legato alla maniera classica di intendere l'editoria. Vorrei invece sapere qualcosa in più sui “rilanci” di cui parli...
Quando l'editoria digitale si sarà realmente diffusa, in quel momento saremo un po' tutti arrivati a considerare il libro in maniera diversa. Scomparirà l'idea di un prodotto chiuso e finito, il libro sarà un’opera aperta e in divenire. Cue Press è ben consapevole di operare in un ambito che, a ragion veduta, abbiamo definito pionieristico e in cui gli esiti sono ancora da immaginare. Si tratta di un settore in cui, almeno sul piano tecnologico, non esistono ancora dei veri e propri standard editoriali. Il grande ideale del nostro progetto, e di questo settore dell’editoria, è quello del “libro multimediale”. Una struttura aperta a innumerevoli sviluppi direzionali, da esplorare durante la lettura.
Per esempio?
Video, foto, interviste, brani recitati ad hoc o registrati da uno spettacolo ecc. sono materiali che, in una prospettiva futura, saranno strutturati all'interno della cornice del libro, accompagnando il percorso del lettore e costruendo relazioni e possibilità inattese. I confini del libro – per come li abbiamo sempre considerati – si amplieranno di molto. È una bella sfida. Stiamo parlando di futuro, di prospettive che saranno realizzate nel medio/lungo termine. Abbiamo tutti la percezione che la strada giusta sia questa, anche se nessuno ha ancora toccato con mano le reali potenzialità del digitale nell'editoria. Va anche detto che, in Italia, il mercato digitale è ancora inferiore rispetto a quello dell'editoria cartacea tradizionale, mentre in altri paesi il “sorpasso” è già avvenuto. Noi stiamo lavorando con uno studio bolognese specializzato, Chia Lab, che offrirà alle nostre pubblicazioni il massimo della tecnologia attualmente disponibile.
Chi si occupa di teatro, oggi, dovrebbe avere ben chiaro di operare all'interno di una marginalità. Ancora di più chi si occupa di editoria teatrale, che attualmente vende meno della poesia. Che cosa ne pensa Cue Press?
Cue Press risponde prima di tutto abbattendo i costi, proponendo titoli a basso prezzo e stimolando la distribuzione e l'acquisto. Gli studi di cui parlavamo avranno costi che oscilleranno fra gli otto e i quindici euro. I testi brevi da un euro a otto. Questo speriamo sia un primo passo per iniziare a uscire dalla nicchia: non tanto da una marginalità, quindi, ma almeno dall'emarginazione a cui il teatro contemporaneo si è condannato con le sue stesse mani. Si tratta di ridare una prospettiva e una dignità culturale alla riflessione teatrale, di ricostruire la possibilità di dare a questa stessa riflessione un senso “alto”, spendendo al meglio le energie che lo nutrono.
Su che tipo di economie pensate di contare?
Pagheremo gli autori sulla base delle vendite, cosa non scontata nell'editoria tradizionale. Il nostro intento è trovare i principali riscontri economici facendo leva su quella che viene definita “economia reale”: fare in modo che gli acquisti sostengano il progetto, rivolgendoci alla rete di addetti del settore, alle università, alle biblioteche, con alcune delle quali è già attivo un dialogo. Ovviamente, soprattutto all'inizio, ci sarà bisogno di un sostegno concreto da parte di molti. Lo stiamo trovando soprattutto nel territorio Imolese – dove la casa editrice ha la sua sede – nell’amministrazione cittadina, nella Banca di Imola, nelle sue forze produttive e nei suoi istituti culturali (la Biblioteca, il Teatro). Ma anche altre città hanno risposto con attenzione ed entusiasmo.
Eri partito dicendo: io sono un attore. Chiudiamo tornando all'incipit..
I miei sentimenti mi spingono spesso a prendere le distanze verso quello che mi capita di vedere a teatro. Credo che oggi sia prioritario ripensare ai fondamenti della scena, per provare a rilanciarne la discussione e l’arte, su basi pragmatiche. Sento l'esigenza molto forte di ripartire da domande di senso, prima fra tutte: perché facciamo teatro?
...e Cue Press è una risposta...
La mia “misera” consapevolezza teatrale mi spinge a pensare che viviamo in un periodo di assoluta mancanza di cultura e arte. Intendendo con questi termini una cultura sperimentata e vissuta, di cui i libri sono uno strumento importantissimo. Nella storia del teatro ci sono state tante figure di attori e attrici che si sono fermate a riflettere sugli strumenti della loro professione e sull'epoca del loro teatro, per provare a rintracciare e restituire qualche strumento del loro mestiere, per immaginare qualcosa di migliore.
La questione dell'epoca in cui un teatro vive è per noi cruciale. Cosa è veramente importante per il teatro di oggi, dal punto di vista di Cue Press?
Riportare al centro parole come qualità e professionalità. Occorre lavorare affinché la qualità torni a essere un discrimine.