Questo contenuto fa parte di Speciale danza. Della piattaforma e altro a cura di Altre Velocità, in lavorazione da dicembre alla fine del 2012
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di C.Re.S.Co. a seguito della prima edizione della Piattaforma nazionale della danza italiana (Nid Platform), organizzata in Puglia dal 22 al 25 novembre 2012
Che l’Italia torni a organizzare una Piattaforma Danza dopo 14 anni, e lo faccia cercando di correggere le mancanze emerse nel numero zero dell’anno scorso a Torino, è positivo.
L’edizione di Brindisi e Lecce, tenutasi dal 22 al 24 novembre scorsi, ha beneficiato di un percorso di selezione trasparente che però, per alcuni inutili burocratismi nelle regole d’accesso ha escluso dalla partecipazione alcuni giovani coreografi, tra i più promettenti. Ma sono errori che si possono correggere. Ed è stata buona l’organizzazione dell’evento e confacente la risposta di pubblico.
Ci si domanda se con 360.000 euro (100mila di risorse ministeriali e 260mila regionali, delle quali 200mila di fondi europei) non si sarebbero potuti almeno pagare i cachet agli artisti invece che rimborsarli di soli 180 euro per ogni persona coinvolta, comprensivi delle spese di viaggio. Nelle intenzioni annunciate le economie sarebbero dovute servire a garantire la presenza degli operatori alla piattaforma, soprattutto quelli stranieri. Peccato che tra gli 83 operatori accreditati molti non fossero veri compratori ma relatori dei vari convegni e che gli stranieri non fossero neanche 15. Se dobbiamo pagare con soldi pubblici l’alloggio dei soliti operatori italiani che hanno già visto buona parte degli spettacoli in programma, ecco, qualche dubbio sull’utilità della manifestazione viene…
E poi lasciano perplessi le conclusioni dei dibattiti di politica culturale che si sono accompagnati alla Piattaforma.
Si è detto che nei nuovi Decreti Ministeriali si aboliranno gli Enti di Promozione, e di questo nessuno si lamenterà. Si è detto che si aggiungeranno le Residenze tra le nuove realtà finanziate: va benissimo, anche se forse occorrerebbe definire cosa intendiamo per Residenze, perché con questo nome ormai si indica tutto e il suo contrario. Ma le perplessità più forti emergono dalla annunciata volontà di assegnare più risorse ai circuiti tradizionali al fine di sostenere il settore della danza. È innegabile che i circuiti tradizionali siano parte del problema della scena coreografica nazionale, perché se è vero che acquistano gli spettacoli degli artisti, è pure vero che molto spesso li dirottano in teatri mezzi vuoti o comunque non fanno quasi mai un vero lavoro di promozione sui pubblici locali. Se questa è la cura per la danza italiana, temiamo che il malato continuerà a soffrire…
Inoltre in questo disegno gli stessi circuiti dovrebbero gestire la messa a punto delle Residenze. Bisogna affermarlo con chiarezza: tranne l’interessante caso pugliese – più unico che raro – le Residenze non hanno nulla a che fare con i circuiti tradizionali; in alcuni casi sono state create dagli stessi artisti, in altri casi sono create dai programmatori indipendenti. Ma i circuiti, che c’entrano!?
C’è infine una questione tutta politica, in base alla quale Agis/Federdanza non può più essere considerato l’unico interlocutore del Ministero nella definizione dei nuovi Decreti. Non v’è dubbio che, negli ultimi anni, Agis/Federdanza abbia attuato una forte operazione di rinnovamento, ma ciò non toglie che rappresenti solo una parte della scena italiana, e che molte delle strutture del contemporaneo si siano date forme di rappresentanza nuove, trasparenti e che hanno prodotto piattaforme almeno altrettanto avanzate. Possiamo sperare che il Ministero tenga conto anche di questi soggetti e non limiti la propria azione di rinnovamento alla consueta trattativa con il solo Agis? Se davvero vogliamo dare dinamismo al sistema della danza italiana – e la stessa cosa vale per il teatro – dobbiamo essere in molti a concorrere a questo cambiamento, anche attraverso il coinvolgimento di nuove forme di rappresentanza.
Il contesto della danza italiana è mutato profondamente negli ultimi anni e i nuovi linguaggi del contemporaneo devono acquisire maggiore centralità. Dobbiamo lanciare azioni vere sul rinnovamento generazionale e artistico e investire realmente nella ricerca.
CReSCo - Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea