Ci pare che il “formato festival” stia vivendo una crisi, nonostante la proliferazione numerica. Da qualche anno, da un’idea di Oliviero Ponte di Pino, il sito Trovafestival sta censendo e diffondendo centinaia di manifestazioni e dentro si trova di tutto… È ancora vero che le proposte più interessanti, a livello di linguaggio, continuano a vedersi solo nei festival? Una domanda aperta dello stesso Ponte di Pino che vorremmo rivolgere a chi ci sta leggendo. Si ha spesso la sensazione, infatti, che le aggregazioni temporanee di persone che i festival convocano siano sempre meno porose, e che si rivolgano spesso a spettatori con interessi e provenienze affini.
Come scrive Andrea Porcheddu, forse è necessario domandarsi «se i festival, come la “festa”, siano davvero alternativi, momenti di frattura rispetto alla normalità o sei siano ormai parte integrante del sistema spettacolo?». Quale può essere una loro specifica funzione, se non vogliono “limitarsi” a costruire rassegne di spettacoli, più o meno ben confezionate, con debutti più o meno attesi? Non che quest’ultimo ruolo sia da accantonare, ben sapendo che per alcune compagnie quello dei festival è ancora il solo “circuito” praticabile. Eppure la necessità di ricostruire nuove interazioni fra teatro e società potrebbe invitare chiunque a porsi una domanda sulla propria rilevanza, mettendo in discussione intelaiature e formati organizzativi per cercare di ricostruire piccole forme di collettività che prima non esistevano.
In Italia esistono tentativi da seguire da vicino perché stanno provando a mettersi in discussione senza “darsi per scontati”. Siamo convinti che le interazioni fra arte e società siano da ripensare e ci domandiamo cosa si possa fare per cercare dialogo sempre più urgente. Per questo motivo proponiamo una piccola mappa, certamente non esaustiva, di progetti piccoli e sperimentali, nati da pochi anni e che stanno provando ad aprire nuove strade. Progetti che cercano di “spostare” i linguaggi dell’arte per farsi intendere da qualche persona in più. Se si innescano tali dinamiche, che cosa si perde e che cosa si guadagna? La domanda è aperta e ci piacerebbe dialogare con chi se la sta ponendo, anche all’interno dei formati organizzativi.
Prima di luglio abbiamo incrociato una serie di progetti che ci sembra importante citare, come Periferico a Modena, che si è dato il titolo Insolente per intenti e formato: il Collettivo Amigdala ha puntato sulla rigenerazione urbana del Villaggio Artigiano della città, nutrendo un senso nuovo di comunità attraverso workshop e arte diffusa. Un progetto che coltiva l'ospitalità, l'ascolto, facendo scaturire un sentimento di affetto che ha investito e abitato spazi dismessi, spesso privati. Dai disegni dei bambini, al mercato ribelle, dalla performance urbana, alle installazioni site-specific, fino a un rito notturno, aspettando l’alba. A Bologna si è invece svolta la prima edizione di Right to the city, festival biennale del progetto europeo Atlas of Transitions. Diversi i percorsi di arte partecipata, dal racconto biografico con Muna Mussie al laboratorio di narrazione video con Zimmerfrei alla performanca urbana con Alessandro Carboni. In un programma che teneva insieme diverse discipline e formati (talk, presentazioni, proiezioni, concerti ecc) spiccava comunque la tensione dell’arte a costruire occasioni di creazione condivisa, con al centro una domanda rispetto alla dinamica fra verticalità e orizzontalità che Right to the city ci pare abbia saputo discutere con intelligenza. L’arte del nostro tempo va osservata e “inseguita” nel suo mistero e nelle sue “altezze” oppure ha da essere prossima alle nostre quotidianità, ai nostro orizzonti?
È però importante non cadere nella tentazione di segnalare solo il “fuori formato”, perché le tensioni di apertura possono esistere anche nei confini più tradizionali di festival storici che sanno mantenere vivi i legami con i loro pubblici. Pensiamo per esempio a Primavera dei teatri, a Castrovillari, uno dei pochissimi esempi di festival attraversato con la medesima assiduità sia dagli addetti ai lavori che dagli spettatori locali.
Ecco dunque la nostra parziale lista di luoghi che seguiremo in questa estate 2018.
Altofest cerca di innestare un processo di costruzione comunitaria che coinvolge il tessuto urbano: i cittadini di diversi quartieri di Napoli offrono ospitalità agli artisti che, durante un periodo di residenza creativa, mettono in relazione una loro opera con il luogo che li ospita per poi offrirla al pubblico. Un progetto sperimentale che i direttori artistici (Anna Gesualdi e Giovanni Trono) costruiscono seguendo una vera e propria drammaturgia e che quest’anno mette al centro la parola che si fa verbo, dunque azione. In programma alcune opere straniere con unica data italiana, come The Method of National Constellations del polacco Michał Stankiewicz, mentre tra gli spettacoli italiani Urban Spray Lexicon di Ateliersi.
Link >> www.teatringestazione.com/altofest/
A Preci, paese vittima del sisma in provincia di Perugia, si è radunato un gruppo eterogeneo di artisti. Scrittori, danzatrici, paesaggisti, registi, attori hanno deciso di dare vita a un progetto comune proponendo incontri e laboratori durante l’anno, anche d’inverno quando nei paesi montani le persono escono di casa di rado. Al termine del secondo anno di lavoro gli artisti sono installati in un giardino privato, costruendo una casa di legno abitabile con le tende e ridonando al paese pezzi di spazio pubblico (anche attraverso la produzione di ponticelli sul fiume, tavoli e sedie che hanno iniziato a comparire nelle strade). Gli abitanti hanno raccontano dei frammenti delle loro vite, trasfigurati e messi in una forma attraverso il Museo delle cose splendide, un’esposizione diffusa all’aperto che permette di incontrare pezzi di storie e racconti fra il privato e il collettivo. La “festa” ha previsto momenti conviviali, concerti, spettacoli, letture, proiezioni di video e prevederà ancora altri spettacoli (il Teatro delle Ariette con lo storico Estate.Fine) e i cosiddeti “riti”, camminate guidate in aree specifiche del paese (come la Preci Alta, tutt’ora zona rossa inagibile) che diventano a tutti gli effetti nuovi framnenti di esperienza condivisa.
Link >> coralesite.blog
A teatro ci si va imbarcandosi dal porto di un paese della costiera amalfitana, per raggiungere una tonnara. Sopra si vede uno spettacolo e si degustano prodotti tipici. È questa la scommessa di Teatri in Blu, a Cetara, rassegna nata lo scorso anno sotto la direzione di Vincenzo Albano, organizzatore e direttore anche della stagione Mutaverso a Salerno. In cartellone, fra gli altri, Digiunando davanti al mare di Giuseppe Semeraro e Niño di Tino Caspanello.
Link >> http://www.scenecontemporanee.it/
Campazzo San Sebastiano di Venezia, per la sesta volta, si fa palcoscenico del Venice Open Stage, Festival Internazionale del Teatro delle Università e delle Accademie, organizzato da Cantieri Teatrali Veneziani, Iuav e Comune di Venezia. In scena scuole nazionali e internazionali: dalla School of Drama dell’Aristotle University (Salonicco), all’Accademia di Teatro svizzera Dimitri; da The Comedia School of Copenaghen, all’Accademia Teatrale Veneta, alla Nico Pepe di Udine fino all’esito del laboratorio di danza contemporanea di Laura Russo. Dodici serate gratuite (2-14 luglio) conducono lo spettatore in esperienze teatrali ogni sera nuove, in una Venezia “alterativa” il cui fascino si mescola con un’arte giovane e contemporanea.
Link >> www.veniceopenstage.org
Fino a 20 anni fa a Campsirago – sui monti brianzoli, a circa mezz'ora di treno da Milano – non c'era neanche l'elettricità. Ora ci sono una residenza teatrale e un festival, che praticamente si dispiega per tutti i primi due mesi estivi fra laboratori, monologhi, teatro-ragazzi, concerti. Ci sono artisti da tutta Italia e internazionali, ma il pubblico è perlopiù locale. E, a dispiegarsi, è soprattutto la fruizione: può capitare in una sola giornata di percorrere sentieri nei boschi per più di 20 chilometri, vedere tre spettacoli teatrali (di cui uno in cima al rifugio degli alpini) e ballare a un concerto folk. I confini fra teatro e paesaggio si confondono, mentre lo spettatore è sempre più un viandante. Fra i prossimi appuntamenti, molto presenti danza e movimento con My Odissey di Tilde Knudsen e Let's Dance di the VerteDance.
Link >> www.campsiragoresidenza.it
Ai margini della Matera popolar-mediatica per il ruolo di “Capitale europea della cultura 2019”, dal 19 al 28 luglio c’è un giovane e audace festival che di teatro sembra sapersi bene interrogare, pur senza altisonanti titoli né mastodontici budget. La terza edizione di Nessuno Resti Fuori ha in programma laboratori (Corps Citoyen, Teatro delle Albe), spettacoli freschi di debutto (Docile di Menoventi, Not access di Dino Paradiso), concerti (Le Hen) e documentari (Argonauti di Alessandro Penta), legati dal tema del "limite" per attraversare questioni attuali come l'inclusione e l'abbattimento dei confini: azioni concrete e non slogan, quelle del piccolo festival organizzato dal gruppo IAC, che partono dal quartiere periferico di Agna con l'obiettivo di coinvolgere davvero la città.
Link >> www.nessunorestifuori.it
Con il progetto “Territori da Cucire” il Teatro delle Ariette da qualche anno sta costruendo nuovi legami comunitari in Valsamoggia, aggregazione amministrativa nata dalla fusione di alcuni comuni appenninici fra Bologna e Modena. In questo caso si tratta di una messa in scena omerica con la partecipazione dei cittadini, in particolare migranti, un’interrogazione sui confini portata in cinque diversi paesi del Comune per cinque mercoledì fino ai primi di agosto. Una via italiana del cosiddetto “teatro comunitario” da seguire da vicino.
Link >> www.teatrodelleariette.it
Una giuria di selezione composta da ragazzi e ragazze under 30 si è radunata la scorsa primavera per partecipare a un laboratorio sullo sguardo, arrivando poi a selezionare sei spettacoli di artisti under 30. Questi saranno visibili a Gualtieri, paese sul Po nella bassa reggiana solitamente citato per i legami con la biografia del pittore Ligabue, dove verranno altresì create una giuria critica (sempre under 30) e una giuria popolare. Per farsi un’idea delle direzioni del teatro “giovane” oggi, ma anche per domandarsi che cosa cerchino degli spettatori appassionati della stessa età, l’appuntamento è da non mancare. Una visista al Teatro Sociale del paese, rimesso in agibilità e ristrutturato dall’Associazione di giovani che ora dirige il festival e la stagione, da sola vale il viaggio. In programma, fra gli altri, Amorvacui, Frigoproduzioni, Alessandro Blasioli.
Link >> www.teatrosocialegualtieri.it
Chiatona è un paese sullo Ionio, sotto a Massafra. Dalla spiagga si osserva la città di Taranto in lontananza. Qui si ritrovano da cinque anni un gruppo di attori, musicisti, registi, scenografi per dare forma a uno spettacolo itinerante il cui processo di ricerca possiede alcuni tratti dell’indagine antropologica e dell’inchiesta sociale. Diretti negli scorsi anni da Gianluigi Gherzi e Fabrizio Saccomanno, prodotti dal Teatro delle Forche, questi attori e attrici dalle differenti provenienze hanno abitato luoghi simbolo del paese e di un sud non al centro dei riflettori: un bosco andato a fuoco, una bellissima duna lasciata all’incuiria dei rifiuti, una stazione in disuso. Quest’anno il percorso abiterà un luogo sospeso fra entropizzazione e turismo, il lido.
Link >> clessidrateatro.it
Quinta edizione di un festival che si svolge nei dintorni di Lecce attorno alla scommessa di unire un pubblico di spettatori appassionati, addetti ai lavori, bambini e “non-spettatori”. Attorno al tema “resistenze imperfette” nel 2018 propone spettacoli nei teatri, nelle piazze e in un’abbazia, provando a dare forma a una comunità possibile di spettatori attraverso una convocazione teatrale in luoghi dove il teatro solitamente non è presente. In programma, fra gli altri, l’ultima produzione (Il Misantropo) di una delle due compagnie che dirigono la rassegna, Factory Transadriatica (l’altro gruppo è Principio Attivo Teatro), e gli spettacoli dei baresi Roberto Corradino (Parla con mia Madre) e Danilo Giuva (Mamma).
Link >> www.teatrocomunaledinovoli.com
Otto appuntamenti in luoghi immersi nella natura che resteranno segreti e potranno essere raggiunti solo con le navette. Eventi a basso impatto ambientale illuminati dalla luce del tramonto con «quel brillio disperato e finale / che arrugginisce la pianura / quando il sole ultimo si è sprofondato» (J. L. Borges). Oltre agli spettacoli ci saranno degustazioni a chilometro zero, con l’idea di offrire un’alternativa al caos turistico coinvolgendo gli spettatori in un vero e proprio rito di condivisione della bellezza. In programma spettacoli degli organizzatori Progetto Demoni, della compagnia Menoventi, di Bartolini/Baronio e di Andrea Cosentino. Il programma sarà consultabile nelle prossime settimane.
Link >> www.ultimifuochifestival.it
Hanno collaborato: Francesco Brusa, Ilaria Cecchinato, Lorenzo Donati, Alex Giuzio, Antonia Liberto, Sofia Longhini, Gianluca Poggi, Rodolfo Sacchettini