Ma cosa ci faccio in mezzo a un'orda vociante di cinquenni e ottenni che si allontana dalla protettiva torre santarcangiolese? Ad alcuni i genitori hanno affidato un bottiglione d'acqua come se si dovesse attraversare il deserto; altri bambini non fanno che chiedere quando si arriva, quanto manca, per quanto abbiamo camminato, quanti chilometri si possono fare in tre ore (boh!), che alla fine tutti devono andare a fare pipì. Si tratta del laboratorio per bambini condotto dall'Associazione Culturale Hamelin, splendida realtà pedagogica bolognese che vitalizza scuole e biblioteche con laboratori sulla letteratura e che ogni primavera realizza il festival di fumetto "Bil Bol Bul". Il laboratorio è una sorta di neo-alfabetizzazione urbana e extraurbana per quei bambinetti che vengono portati al pronto soccorso se si sbucciano un ginocchietto, hanno paura anche dei grilli, sono allergici a tutti i tipi di pelo e intolleranti a quasi tutti gli alimenti. La seconda tappa del laboratorio, quella alla quale partecipo, è dedicata alla campagna ammaestrata dall'uomo: l'orto. Subito individuo nel gruppo, adottando il mio sguardo antropologico, la più antipatica - quella brava che risponde per prima a tutte le domande, che sa tutto, ha visto tutto, a cui i genitori hanno comprato tutto - e il bambinetto più simpatico - quello che, grazie a Dio, se ti distrai lo ritrovi a mangiare l'erba o a spiaccicare crudelmente un lombrico. La nostra meta, che raggiungiamo in fila sbilenca per due, è un orticello lussureggiante di una casa contadina tipicamente romagnola e accogliente. Seduti sul prato, mentre sfogliamo dei meravigliosi libri d'illustrazione sul tema delle piante e degli ortaggi, mi ritrovo ad abbandonare il mio atteggiamento volutamente scettico e idiosincratico verso i pargoli e a partecipare attivamente al laboratorio, anzi a divertirmi proprio e a scoprire cose che proprio non sapevo: ad esempio le foglie della pianta del cetriolo sono morbide e fanno rumore al tatto. Gli educatori di Hamelin sono bravissimi a dare libertà e autonomia ai bambini e a disinnescare le domande più scomode come "perché quel gallo è salito su quella gallina e le ha morso il collo?" Sì, perché non ci sono solo melanzane e insalate in questo orto, ma è proprio una fattoria con i pulcini, i cani, le quaglie e le tartarughe di terra. Alla proposta di fare una visita all'albero del fico tutti rispondono entusiasti e mangiano, che se le loro madri li avessero comprati al supermercato, non si sarebbero avvicinati neanche morti, sono sicuro. Insomma non vi starò a dare conclusioni speranzose, alla fine di questo laboratorio, che i bambini sono i nostri prossimi, che è per questo che mi sono improvvisato vigile urbano per farli attraversare la via Emilia, che sono il nostro futuro, che ho visto le cose attraverso i loro occhi e che ho imparato da loro. Ma solo che mi sono ritrovato stupito e divertito con loro, e ho ritrovato un piccolo bagliore d'umano.