RECENSIONI > Se ti credo sei reale. Todos los grandes gobiernos han evitado el teatro intimo di Daniel Veronese
Non si vuole parlare di Ibsen, dell'interpretazione del regista, del ruolo della donna a fine Ottocento in relazione al presente. Discorsi fondamentali che sempre più, in ciò che resta della critica, odorano di inessenziale. Qui si vuole parlare di attori, e di uno spettacolo che, senza attori persuasi della loro posizione nell'arte e nel mondo, non esisterebbe. In un festival ruotato su orizzonti che spesso fuggono il teatro domandarsi chi è l'attore non è per nulla scontato, segno di domande davvero aperte e non di modaioli club anti-rappresentativi. In scena vediamo "persone" in un interno borghese ricostruito. Vivono in una scenografia perché le case "costano troppo". Sono disillusi e ironici, le loro sono azioni meschine orientate da personali tornaconti. Non amano, o meglio, quello che hanno amato è sotto la cenere di dinamiche quotidiane accidiose. Un sibilo di velenoso humour percorre ogni dialogo e trattiene ogni scivolamento drammatico. Queste persone sono un po' meno di "personaggi", perché Hedda Gabler dialoga con suo marito Tesman ma dice anche alcune didascalie, invitando gli altri a uscire. Non sono neppure semplici attori in un gioco metateatrale, perché da due "meno" nasce un ibrido che li assume e li travalica: meno che attore, meno che personaggio e più di tutti e due. A voler dire la verità: ci sono delle persone che si fingono attori che vivono in una scenografia di Casa di Bambola mentre in scena accade Hedda Gabler e il tutto si chiama Tutti i grandi governi hanno evitato il teatro intimo dell'argentino Daniel Veronese. A voler riassumere: ci sono persone che chiamiamo registi che si domandano come testi scritti da antenati più vivi di molti contemporanei possano parlare a chi va a teatro oggi. Ci sono persone che chiamiamo attori che attraversano una feroce domanda, attorno allo statuto della "verità" nell'epoca della finzione. Così al Lavatoio gli scorsi giorni è passata Hedda Gabler, non una sua messa in scena, non una sua regia, non una sua rilettura: proprio lei in persona, mentre s'udiva un sogghigno di Ibsen lungo 120 anni...
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