Provate a leggerlo come un neutro plurale, il titolo. In questo festival si tratta del presente, di artisti che vivono e incidono le ferite di oggi e le visioni di domani, di linguaggi che fanno da specchio accelerante delle cose. Si tracciano strade per il futuro scalfendo o ispessendo gli involucri della rappresentazione che cela il nocciolo duro della realtà. E’ come un autoscatto in cui tra il momento in cui si preme il pulsante e quello dell’impressione della pellicola si venga sbalzati da un’improvvisa accelerazione temporale in un altro soggetto, fatto degli scarti o dei progetti di quell’io che ha messo in moto il processo. Come a dire che il presente crea il futuro attraverso la precisione del rispecchiamento e la radicalità dei salti, delle provocazioni. E’ un obiettivo che ritrae in corsa, in uno scatto da centometrista verso le stelle, chi vi si espone. E lo cambia. E’ uno specchio che non riflette ma costruisce. Questa è la sfida dell’arte, delle arti più consapevoli, oggi. Delle arti viventi. Questa vuole essere il gioco di questi interventi e delle recensioni, degli approfondimenti, delle interviste, delle notizie che un gruppo di lavoro produrrà ogni giorno per “Il Tirreno” di Prato e per il sito del festival: registrare sguardi, materiali; aiutare quella misteriosa accelerazione che trasforma il soggetto in energia collettiva, in forma di cambiamento.