Ogni giorno fino a martedì 7 racconteremo questo festival, con cronache ravvicinate simili a piani-sequenza, con affondi e visioni simili ad autoscatti che bloccano e proiettano linee di ricerca e tendenza.
La parola chiave di questa giornata numero tre di Contemporanea è Fotofinish, come il titolo dello spettacolo di Rezza. Chi corre, chi arriva e chi registra, da quali punti di vista, la gara di un teatro sempre più frastornato.
La parola chiave della quarta giornata è Pool titolo dello spettacolo di Kinkaleri. Suggestioni, divagazioni nel mondo dei significati.
Quello contemporaneo non è tutto il mio tempo.
Essere contemporaneo: creare il proprio tempo e non rifletterlo. (Marina Cvaetaeva)
Patria, padri e patrimoni: lasciti e debiti di una contemporaneità da costruire.
E se deficit non fosse solo conti in rosso ma stile di vita e di espressione? (Agnese Doria)
In condizioni climatiche favorevoli, durante la primavera, le api costruiscono celle speciali, più grandi delle comuni cellette esagonali, nutrono le larve in esse contenute con pappa reale, allevano nuove regine. La vecchia regina sciama, seguita da una buona parte delle api operaie. Nasce così un nuovo individuo?
Cambiare, cambiare senza sosta. Crescere. Rifiutarsi. Il teatro contemporaneo è come un adolescente ombroso che non voglia parlare?
Uccidere per mangiare. Scandalosa morte di periferia che occulta gli indizi. E l’altra mannaia. Quella del giudizio. In cerca di tracce.