Assistere a un omicidio. La lenta agonia di un astice sotto i ferri di Rodrigo García. Un sensore ne amplifica battito e spasimi. Con un coltello affilato, si compie il misfatto: un colpo netto e l’astice è dimezzato. Ma è sulla piastra arroventata che si consuma la sua ora. Rimanere o distogliere lo sguardo? Resta polpa semicruda da mangiare mentre scorre un video che parla di morte e simmenthal sulle note di What a wonderful world. Occhio sadico travestito con il linguaggio schernito della pubblicità.
Persiste il bianco. La XIV Crescita della Socìetas Raffaello Sanzio è uno spazio bianco piatto come la morte. Una figura femminile stesa a terra, forse proveniente da Londra o da Marsiglia, attira il pubblico in un buco nero. A risucchiarci è il suo volto di tenebra. Ma sono poi gli attrezzi di una palestra impazzita a definire una partitura musicale terribile, una sorta di “Tempi moderni” del 2005 dove l’uomo è scomparso e sopravvive la macchina estetica.
Geroglifici espliciti in The Room, stanza abitata dall’egiziana Amal El Kenawy, col capo velato di bianco, ago e filo su un abito nuziale e, accanto, la stanza che la abita, video che dello spazio è il doppio virtuale, ma precipitato nell’intimo, nel viscerale. Nelle immagini, il cuore, anima e carne, vivo, che ancora pulsa, trafitto da ricami nuziali, da mani guantate di pizzo, e una bianca farfalla in affanno, scrutano femminili prigionie, oltre i confini culturali per sintonia di sentimento.
Il vecchio e il bambino di
Under the table di Virgilio Sieni sono sopra una carrozza a danzare il trionfo del nuovo. Assistiamo a un rito la cui funzione iniziatica agisce attraverso la morte di un topo e il passaggio di consegne attraverso clavette da giocoliere. Le due figure testimoniano come i padri non siano stati risucchiati da qualche multinazionale lasciando i giovani soli con le proprie domande, ma di come si possa arrivare a tagliare i legami attraverso un cammino condiviso.
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