La danzatrice Emmannuelle Hyunh e l’artista visivo Nicolas Floc’h aprono Contemporanea 05 con Numéro, uno spettacolo nitido e rarefatto di ideogrammi visivi, ispirato all’arte giapponese e ai manga.
L’apertura di Deficit! ha confermato la riflessione alla base del festival: l’impossibilità di un teatro che non riesca a sfondare nella visione. Tutti gli appuntamenti sono riusciti farsi portavoce di una visionarietà senza la quale anche la necessità del teatro viene posta in dubbio.
Una linea verde potrebbe essere un prato, un sentiero in mezzo al bosco che porta alla cima. Un rivolo di un nitido ruscello di alta montagna. O un albero, uno stelo di un fiore, la foglia di una pianta. La Linea Verde dell’alveare officina Giovani non ha nulla a che vedere con tutto questo.
Inizia il viaggio nella linea gialla degli Alveari. È un percorso nella difficoltà della comunicazione quello attraverso cui siamo condotti, partendo dall’isolamento di Cortesi Barzagli fino all’incomunicabilità di Juan Diego Puerta, passando dalla sfida sonora di Open e dall’annegamento di Due uomini in piedi sul greto del fiume di Teatro Edison.
Video, installazioni, gesti idioti, travestimenti improbabili, feticci pornografici. Lo spettatore-fotografo crea la sua visione? Da Bologna nuove inquadrature su DEFICIT!. Introduzione al festival della nostra inviata a Bologna Agnese Doria
Avete in mente gli strazi macabri che i documenti del terrore ci propinano quotidianamente attraverso il tubo catodico? Sevizie naziste, martiri, torture o le vivisezioni e macellazioni che vorrebbero trattenerci dall’ingurgitare prelibate carni? E’ arrivato anche il vostro turno vegetariani: convertitevi! Chi pensava di aver dribblato la disputa sull’alimentazione eticamente corretta dovrà ricredersi di fronte alle crudeltà della tedesca Eva Meyer-Keller, per scoprire quanto anche i frutti possano tramutarsi in vittime di orrende nefandezze.
Solo per danzatore. Hiroaki Umeda, giovane promessa della danza giapponese, abita spazi plurimi creati da tracce elettroniche, ambientazioni virtuali e campiture cromatiche per generare nuove condizioni.
Denaro, potere, sesso, stupidità, senza messaggi, moralismi o proclami. Pool, ultimo lavoro dei Kinkaleri si aggira intono a crolli, falsità e ipocrisie, e sprofonda nelle immagini in cui risiede il male.
Jérôme Bel con Shirtology e The last performance, da un decennio mette la critica in affanno, alla ricerca di definizioni. Per questa corrente della danza contemporanea, l’unica etichetta sembra essere il paradosso della ‘non-danza’. Negazione, eppure, molto di più.
Quattro artisti per l’alveare C-Arte in un unico evento itinerante. E così quattro scritture diverse che vanno componendosi come unico e molteplice sguardo.