La stringente attualità dei lavori di Marcel Broodthaers sembra essere la chiara motivazione che spinge Deficit! a presentare quindici dei suoi cortometraggi, rari esperimenti in pellicola della sua sfaccettata attività. Personalità non inquadrabile, giunge attraverso continui sconfinamenti a porre la sua attenzione e sensibilità d’artista al contesto sociale ed economico dove l’arte si invera, interrogandosi sulla condizione fittizia dell’opera. La forza della sua ricerca, legata anche ad ardite sperimentazioni che lo hanno condotto a fare dei film incisi direttamente su pellicola, è debitrice, ma senza vincoli, al dadaismo che stravolge forme e materiali creando un immaginario che se in Kurt Schwitters si allontanava dal mondo visivo per entrare in un territorio astratto e formale, in Broodthaers viene recuperato attraverso l’iconografia dell’immagine. Ciò che di performativo c’è, è l’attribuzione di un valore estetico alla realtà comune che, una volta decontestualizzata, può essere assunta al rango d’oggetto d’arte, in virtù di una firma d’artista. Ciò non sembra essere molto distante dagli scritti su My love for you will never die dei Kinkaleri: “Il reale è la scena, anzi è in scena, per quanto, paradossalmente, in scena ci sia una rappresentazione”. Ma se si può definire Schwitters anticipatore delle innumerevoli installazioni con la sua opera Merzbau, ambiente realizzato all’interno di un appartamento, e riconosciamo come l’universo immaginativo di Broodthaers possa esserne stato suggestionato, ora il gioco del lettore sarà rintracciare ciò che, presupposti dati, ri-troviamo nei più recenti lavori delle compagnie che seguiamo e applaudiamo per innovazione e rinnovato sguardo sul mondo.