STATO Ah sì... sì... ora ricordo…
prego, venga avanti
dica, dica pure...
Silenzio.
ARTE Io sono quella
che non si accontenta
che non si accontenta mai
Io sono quella
che quando ti alzi la mattina
se n'è appena andata
in silenzio
Io sono la tua ombra del giorno
sono il fuoco del letamaio
l'allevatore di tori
il sussurro oltre lo specchio
la scritta sul muro
il campo che vomita luce
sotto il sole di mezzogiorno
Io sono l'inciampo
il dettaglio irrilevante
la polvere nell'ingranaggio
la buccia che fa scivolare
la povera canzonetta
che ritorna
Io sono una furia del Passato
(per questo mi irridi)
Io sono quella che balbetta
che ancora continua, balbettante
a decifrare i libri dei morti
ba ba ba ba ba ba ba
i libri oscuri
insensati
i libri che tu Stampi
e Incensi
e Releghi nei Musei
i libri che non leggerai mai
Io sono quella
che tu credi morta
(è bene che tu lo creda)
merce tra le merci
cosetta di poca importanza
pazza, debole, ritardata
una pratica da archiviare, miserabile
tra le tante
del Sempiterno Ordine del Mondo
Io sono in movimento, corro
corro
corro sempre
corro tutti I giorni
corro tutte le notti
con la mia gambetta malata
zoppico e corro
Io sono quella
che non si accontenta
che non si accontenta mai
e tu sei Stato
Io sono l'adolescente serio
che mi seppellirà
in un mattino di aprile
e riderà, quel giorno
accanto alla mia fossa.
Silenzio.
STATO Sì... sì sì…
bene, grazie.... può bastare.
Avanti un altro!
Per gentile concessione dell'autore. Già pubblicato in “Lo straniero”, n. 30-31, Roma, 2002. Il dialoghetto è poi ripubblicato in Sguardi dentro e fuori dall’arte, a cura di Gioia Costa, Editoria & Spettacolo, Roma, 2002.