Sei giorni con Danio...quasi una cinquantina di ore... per tutto quello che ho imparato e che mi ha trasmesso mi sembrano in realtà mesi. Giorni intensi e intensivi...a lavorare sull'attore, a lavorare su di sè. La mattina lavoravamo sulla parte fisica, all'inizio a terra...entrare nel corpo con il respiro, percorrere con la nostra aria calda i movimenti, gli allungamenti, le torsioni...ascoltare gli appoggi al suolo, percepire i cambiamenti, gli assestamenti, rilassare la muscolatura, “scannerizzare”con attenzione ogni muscolo, ogni singolo organo, prendere consapevolezza dei propri blocchi, della propria energia, del proprio corpo... sciogliere la schiena e srotolarla per poi trovarsi in posizione verticale e portare l'attenzione sul nostro modo di stare in piedi ed equilibrarlo andando a correggere le posture e ammorbidendo le tensioni.
Dopo questa prima fase di riscaldamento ogni giorno Danio ci ha insegnato delle sequenze di movimenti che ripetevamo per molte volte di seguito sempre in relazione alle diverse musiche che ci proponeva. Una volta acquisita la forma e avendo chiara la struttura, dovevamo farci “attraversare” dalla musica, dalle parole, dal ritmo ed emanare con il nostro movimento quelle sensazioni che ci creava dentro, addosso. Liberamente o secondo le indicazioni che Danio ci suggeriva. Ci ha insegnato dei giri, degli squilibri, delle cadute, degli spostamenti di peso, delle figure che una volta registrate dal nostro corpo dovevamo usare per muoverci nello spazio in direzioni diverse disegnando percorsi e dialoghi tra i corpi e la musica, componendo sequenze improvvisate.
Si lavorava anche a coppie o a tre, a occhi chiusi: uno guidava i movimenti e l'altro li seguiva come un angelo cercando di entrare in contatto profondo con ciò che il corpo dell'altro emanava attraversato dalla musica o da parole recitate. Esercizi per imparare a farsi attraversare, per prendere quella disponibilità all'ascolto del dentro e del fuori insieme, necessaria per poter comunicare un'emozione, uno stato, una semplice parola o gesto. Diventare recettori, antenne in contatto con le infinite energie dell'universo che ci percorrono per chissà quante vie e direzioni, disporsi apertamente per farci attraversare ed emanare fuori. Incontrare l'Altro e abbracciarsi nell'ascolto.
Lavorare sulla voce “a imitazione”: tutti in cerchio, Danio al centro ci passa accanto ed emette dei suoni, delle frasi, dei pezzi di canzoni, “appoggia” la voce in avanti, indietro, in alto, in basso, di lato, la fa uscire da parti precise del corpo, dal naso,dalla testa, dalla pancia, da uno sbadiglio... la fa risuonare in tutto il corpo che vibra come uno strumento musicale... una voce profonda, calda, che culla, che graffia, che penetra, che avvolge, che grida... è un dialogo tra lui che emette suoni e musiche e noi che cerchiamo di ripeterle e di imitarle, e continuiamo così per lungo tempo. Chiudendo gli occhi perdo la percezione dello spazio intorno e mi sento vibrare fino ai capelli e mi sembra di essere al centro di un'orchestra nel pieno di un concerto. C'è una morbida forza, un'energia vibrante che ruota a vortice nella stanza, siamo un organismo solo, un corpo unico di voci, di suoni espansi.
Il pomeriggio ci dedicavamo alla parte della recitazione, si lavorava singolarmente per due o più ore, a seconda di quanto era necessario. Con Danio il tempo si sospende, si è talmente totalmente dentro al lavoro che passano le ore e non ti accorgi neanche di non aver mangiato e di avere perso il treno. La persona presenta e recita il suo pezzo di un autore qualsiasi, noto o inventato, di teatro o di narrativa e da lì si lavora con Danio che pone le domande, scandaglia il testo, crea il sottotesto, mette in dubbio i gesti, la voce e insieme attraverso la sensibile maestria di Danio e le osservazioni del gruppo si arriva a modificare la materia, si fanno tentativi, improvvisazioni, creazioni estemporanee ed è bellissimo anche solo stare a guardare da fuori come nel giro di poco tempo si trasformi e cresca il lavoro dell'attore. Danio tira fuori da quello che la persona con il suo lavoro e con il suo essere propone, le chiavi d'entrata, gli accessi alla recitazione propri e diversi per ognuno. Con tutti noi ha fatto un lavoro diverso perchè dice che «non ci sono regole universali, ogni volta bisogna stare nello specifico, indagare quel testo lì, quella persona lì, innestarsi in quel movimento, in quell'emozione, in quella musica specifica.».
Con Danio s’impara tantissimo anche osservando gli altri perchè ogni volta si è dentro ad un'esercitazione, si fa esperienza di un pezzo e con ogni persona usa indicazioni e stimoli diversi.
E poi Danio è una persona meravigliosa, divertente e inframmezza l'insegnamento con racconti di esperienze, esempi dei suoi spettacoli, aneddoti della sua vita, suoi personaggi, dialoghi e commenti sugli spettacoli visti insieme al festival.
E' stato veramente bello poter ascoltare da vicino il suo modo di fare teatro e poterlo praticare insieme a lui con la naturalezza del suo insegnare, essere come una spugna che cerca di assorbire e trattenere dentro e nel corpo tutto quello che in questi giorni ho avuto la fortuna di imparare.
Ilaria Maggio