Di spazi alternativi aldilà della classica sala ad alveare li abbiamo già incontrati. Per vedere il circo francese invece, troviamo il solito capannone, forse più piccolo, forse più efficace, contenitore del delirio funambolico degli attori del Rasposo. Cosa ci si aspetta dal plastico tendone? Un circo sì, ma c’è anche molto di più. Mejerchol'd sarebbe stato fiero di questi imprevedibili baldi giovani, che tra salti acrobatici e slanci rischiosi catturano il pubblico che resta soddisfatto e con un sincero sorriso sulla bocca. Corporeità: solo azioni fisiche e ritmi incalzanti. Un circo che ha anche del metateatrale, con i due ‘capofamiglia’ che guardano nostalgici le ardue esibizioni dei loro figliocci.
Un violino, una batteria, un contrabbasso e una fisarmonica riempiono il tendone con concitate melodie tzigane, mentre i maschietti si sfidano in audaci spavalderie e rischiosi ammiccamenti. Una sola donna all’attivo, ma è la più brava, la più acrobatica, la più versatile: un corpo plastico che sembra di pongo si accartoccia, si apre, si chiude, si dilata quasi aldilà degli umani confini. Nonostante il simpatico ‘maschilismo’ che trapela dai serrati corteggiamenti dei giovani smargiassi, l’unica vera acrobata che spicca per le sue doti corporee e per le sue capacità fisiche è la biondina contesa. Tanto che i giovani bellimbusti le girano tutti attorno, creando gags e simpatici funambolismi caduti tutti nel vuoto. Funi, scalette, scodelle, aste, bicchieri, sedie (utilizzate in modo quasi pedante dal giovane vestito di nero), anche una scrofa, un cane e un gatto: c’è tutto, anche gli animali che non fanno più parte dei nuovi circhi. Simpatia e allegria: non l’effetto prodigioso del Cinque du Soleil, ma neanche le pedanti e patetiche scenette del circo tradizionale. Uno spettacolo circense che può vantare del titolo di nuova forma di teatro? Cosa manca alla fine ai giovani del Rasposo per essere attori? Sono artisti abili e spontanei, uniti dalla forza del gruppo nomade che, con roulottes e camioncini, ricordano tanto quelle famigerate compagnie dei comici dell’arte, il nostro orgoglio nel mondo diventato secolare ostacolo per le nostre zoppicanti scene.
Allora, senza grandi acclamazioni, diamo merito a questi abili giullari della scena, che hanno dimostrato che, anche con semplici gags e prestazioni a volte tipiche del circo, riescono sempre a trascinare il pubblico, con consapevolezza e intenzione, senza strappare sorrisi dementi e forzati, ma mostrando la loro professionalità di ginnasti preparati.
Se teatro vuol dire coinvolgere il pubblico e tenerlo legato alle panche per più di due ore, la Compagnie Rasposo ci è riuscito benissimo; se teatro vuol dire cervellotica visionarietà o rappresentazioni di testi scritti in battuta, allora la Compagnie Rasposo ne resta fuori. Ma ognuno di noi sa quello di cui ha realmente bisogno.