Dopo Il teatro è cominciato, spettacolo del 2005 tratto da un testo di Thomas Bernhard, continua il vostro percorso con l’autore austriaco in Prima della pensione. Cosa vi ha spinto a scegliere questo testo?
Il gruppo Teatro I ha sempre sviluppato un lavoro sulla drammaturgia e sulla composizione di testi. Spesso siamo partiti dalla forma romanzo per trovare il testo teatrale, una forma teatrale nascosta, mentre altre volte abbiamo scritto dei testi. La drammaturgia di Bernhard ci interessava molto e si presentava già sotto forma di testo. Il nostro è stato un lento approccio: con il ‘Il Teatro è cominciato’ siamo partiti da un racconto di Bernhard intitolato ‘E’ una commedia? E’una tragedia?’, un passaggio organico, una tappa di avvicinamento al linguaggio bernhardiano non basato su un testo teatrale dato. Per ‘Prima della pensione’ abbiamo cominciato dalla volontà di approfondire un tema programmatico intitolato ‘La maschera di Peter’, con il quale si sono misurate diverse compagnie ospitate nello spazio teatrale che gestiamo a Milano, in Via Gaudenzio Ferrari 11. Peter sta per Peter Pan, un’immagine che rimanda all’infantilismo dell’Occidente, un Occidente che non impara mai, che continua a reiterare gli stessi errori. ‘Prima della pensione’ è un testo che si presta a sviscerarlo. La scrittura di Bernhard è una scrittura circolare, che ritorna su se stessa. Ogni anno i tre fratelli, Rudolph, Vera e Clara, festeggiano il compleanno di Himmler, capo delle SS, rinchiusi all’interno della loro stanza claustrofobica, in un vortice circolare in cui si susseguono frasi, parole. Questo testo racchiude enormi potenzialità attraverso cui scoprirlo, muoverlo, una delle quali è identificabile in Olga, la bambina sordomuta che nel testo viene solo accennata nel primo atto, in un dialogo tra le sorelle Vera e Clara. In scena invece Olga guarda il pubblico, è con il pubblico, è la prima testimone dello spettacolo, non può sentire né parlare, ma vede. Olga apre e chiude il sipario, chiama il pubblico a divenire testimone attivo. Il sipario avvolge idealmente il palcoscenico tanto quanto il pubblico, rendendolo parte della scena.
Nell’affrontare il lavoro sul testo di Prima della pensione, avete effettuato dei tagli, ne avete approntato una riscrittura, lo avete utilizzato integralmente?
Non volevamo tradire il testo, i tagli per noi non sono un tradimento ma sono scelte coerenti al ritmo dello spettacolo. In alcuni casi l’impianto drammaturgico ha sottoposto il testo a delle variazioni: per esempio Olga, solo accennata nelle prime pagine, diventa un personaggio in carne e ossa. Olga è una trasfigurazione del testo.
La scena presenta i protagonisti racchiusi all’interno di un parallelepipedo di plexiglas trasparente. Qual è il rapporto tra l’architettura della scena e il testo?
In scena abbiamo sempre presente un trittico, un gioco delle parti, in tutti e tre gli atti di Bernhard vi sono tre personaggi, anche quando apparentemente sembrano solo due. Per esempio, nel primo atto Vera e Clara parlano tra di loro ma si avverte la presenza di Olga. Ogni atto deve la sua struttura all’interazione fra tre personaggi.
Le scenografie nascono e “accadono” durante le prove. Il testo rimanda a un interno domestico da dramma borghese, ma sentivamo la necessità di amplificarne l’atmosfera. Un quadro non può mai essere contenuto dentro una cornice, in parte l’immagine la supera, e allo stesso modo questo testo tende a superare il confine del palcoscenico, e pretende una scena flessibile. Per questo il sipario, in movimento per mano di Olga, spesso occlude la vista e chiede agli spettatori di spostare la percezione sull’udito.
Questa privazione della vista e deviazione esclusiva sul canale dell’ascolto, non potrebbe essere un rischio, considerata la complessità del testo?
E’un rischio su cui abbiamo riflettuto a lungo. Ma credo che separare il canale visivo da quello sonoro stimoli molto l’attenzione. Focalizzare su un solo canale permette di andare più a fondo. L’occlusione della vista degli spettatori attraverso il sipario è un gioco ad orologeria. La scrittura di Bernhard è come un quadro giapponese, che a prima vista appare bianco e nero, ma osservato con attenzione rivela le sfumature dei colori; per apprezzare questo testo è necessario concedergli quel tempo, quel modo.
Prima della pensione già dal titolo porta a pensare a degli interpreti segnati dal tempo. Perché avete scelto attori giovani per queste parti?
Due i motivi principali: uno è legato allo stesso presupposto della ‘Maschera di Peter’, a evidenziare un’età che non procede, l’altro è legato al tema della memoria. Cosa ci resta della Germania distrutta dalla guerra? Solo qualche fotografia stropicciata. Tutto nello spettacolo è incentrato su un gioco fotografico, creando una sorta di effetto bianco e nero, che svela lentamente tutte le altre molteplici sfumature, fino a un punto in cui ci chiediamo se i personaggi si trovino lì con noi, se ci siano mai stati. Gli attori sono racchiusi all’interno di uno spazio trasparente che li contiene, quasi come a incorniciarli, in un’immobilità che Bernhard nel testo esprime in diversi modi, fino ad arrivare al terzo atto dove i personaggi si trovano a sfogliare a lungo un album di foto di cui divengono un’inevitabile estensione. Avrei forse potuto scegliere attori più vicini a questa “età da pensione”, ma la mia è una provocazione, sentivo la necessità di qualcosa di più vicino a me, attori trentenni che evidenziassero il problema della memoria: un continuo passaggio, una continua testimonianza ma sempre frenata, come immobilizzata, che viene trasfigurata in scena attraverso questo gioco fotografico, dove i personaggi sembrano divenire un fermo-immagine, come se si trovassero sempre a festeggiare per la prima volta il compleanno di Himmler.
Pensate di continuare a lavorare su opere di Bernhard?
Il nostro percorso con Bernhard avrebbe potuto proseguire con ‘Minetti’, ma per mettere in scena un testo di questo tipo è necessario trovare innanzitutto l’attore adatto, dell’età giusta, capace di rendere la complessità del protagonista, attonito di fronte alla tragica routine del quotidiano, un uomo che si è stancato di allacciarsi le scarpe e che arriva a chiedersi quante volte nella sua vita ha compiuto questo gesto. ‘Prima della pensione’ è stato invece costruito come un gioco corale, il lavoro è stato costante e sempre sul filo sottile della relazione fra gli attori. Con ‘Minetti’ questo non è possibile, e dunque per ora Bernhard rimane in sospeso, un cassetto aperto in attesa di trovare un attore che sappia corrispondere a questo personaggio. Ci dedicheremo intanto ad autori contemporanei, come Fausto Paravidino e Letizia Russo, ma non è ancora il momento di parlarne.