Il Gruppo Nanou ha la ricerca nel Dna. Un Dna tripartito, quello della giovane formazione ravennate nata nel 2003, che si incarna nelle sembianze di Rhuena Bracci, Marco Valerio Amico e Roberto Rettura. Insieme hanno realizzato la loro prima produzione, Kostia, che ha subito attirato gli sguardi degli addetti ai lavori arrivando in finale al Premio Scenario nello stesso anno di fondazione della compagnia. Nel suo percorso creativo/storia scenica il Gruppo Nanou svela l'intenzione di fondere spazio, suono, parola e movimento per trasformarli in un impasto sensoriale unico, in cui i singoli elementi si contaminano e si confondono tra loro, diventando altro da sè e dando vita a una scrittura scenica densa e personale. I risultati della loro collaborazione suscitano interesse e attenzione: Namoro, creazione sviluppatasi all'interno del concorso GD'A Giovani Danz'Autori nell'edizione 2004, si aggiudica la vittoria in ex-aequo con Sp3 di Le-gami. Il lavoro ottiene una buona circuitazione, venendo rappresentato, tra le altre occasioni, nella rassegna Ipercorpo di Roma, curata da Paolo Ruffini e, recentemente, al Festival di Santarcangelo. Come a conclusione di un ciclo, o forse a principio, lo stesso che porta la danza da forma in divenire a esistenza prepotente e disarmante dell'esserci – da studio nascosto in sala prove a modo di vivificazione urbana – lo spettacolo torna ad Alfonsine in un estratto pensato per spazi aperti.
Namoro mostra una danza che si rapprende in istantanee di carne, in costante equilibrio instabile su stralci di parole d'amore e desiderio estrapolate da testi di Barthes e Genet. La scena di questa realizzazione viene così riempita dalla intensa plasticità di Rhuena Bracci che snocciola la presenza del corpo in verticali contorte e perpendicolari precarie, abitando ogni "posa" il tempo necessario perché questa acquisti sostanza e peso. Le immagini viventi tratteggiano un dialogo appena accennato con l'intermittente sonorizzazione elettronica di Roberto Rettura mentre le parole scandite da Marco Valerio Amico creano un orizzonte di sensazioni, prima ancora che di senso, su cui innestare gli altri elementi.
Con la nuova creazione, ancora in divenire e alla ricerca di un confronto con lo sguardo frastagliato del pubblico, il Gruppo Nanou si immerge nell'universo del noir, sussumendone il clima e articolandone i clichés in un'orchestrazione di archetipi che lasciano in scena un cadavere, un caleidoscopio di indizi e un colpevole da individuare. Questo è il giallo da risolvere in Desert Inn, presentato in forma di studio a Lavori in Pelle.
Per questo lavoro la triade degli inizi accoglie le presenze di altri performer, in una moltiplicazione delle azioni sceniche che proliferano affastellandosi in una compresenza di segni e creano una vera e propria «orgia di prove». Ogni spettatore è chiamato a scegliere un percorso, una prospettiva, per un tentativo personale di soluzione del delitto e per cercare il proprio fil rouge nella sommatoria di suoni, corpi, parole e azioni che costituiscono l'agire scenico del Gruppo Nanou.
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