Parole sospese, evocative di un oggetto mai svelato se non tra le righe, si alternano chiedendo una lettura intuitiva più che in adesione al detto, per quello che è stato definito un “episodio agghiacciante della Resistenza”. Laura Buffoni, a cui è stato attribuito il premio Cgil, ne è l’autrice. Questa è per la giovane scrittrice romana il primo testo pensato per il teatro e nonostante questo, la sua giovane penna riesce a dar voce a un gruppo di personaggi anziani che, con veloci flash back, ricordano i forti avvenimenti che li hanno consacrati all’unione indissolubile. La Resistenza viene così rievocata più che raccontata, attraverso la ricomposizione di questo antico gruppo di partigiani che si stringono attorno alla figura carismatica di una donna anziana e malata, custode di morti e memorie a cinquant’anni dalla fine della guerra. Il peso di un ricordo, il silenzio doloroso e immobile, sono macigni in mano all’autrice che attraverso il personaggio di Rachele, fa svelare i fatti con lentezza e allusività. La morte passata e quella presente paiono essere le protagoniste indiscusse di un’agonia condivisa che non è circoscritta solamente al personaggio chiave del racconto.
La bellezza, la fatica del non dimenticare, del far venire a galla e del non far finta di niente, sembrano essere dei taciti insegnamenti per lettori attenti non solo a un testo ma anche alla realtà sociale e politica nella quale sono immersi.