Lo spettatore che entra a teatro di solito non si aspetta di essere trattato male. È consapevole che potrebbe essere coinvolto nella performance in atto, chiamato a esprimere un giudizio e magari ad assistere a qualcosa di sgradevole. Può anche aspettarsi di uscire dalla sala scosso, incredulo o arrabbiato. Ma di rado, entrando a teatro, pensa di uscirne risentito perché è stato preso a schiaffi morali. Le aspettative degli esseri umani sono comunemente benevole, e di conseguenza anche quelle del pubblico, che entra in sala rilassato e senza attivare i propri scudi sociali difensivi.
È con questa innocente ingenuità che ha giocato In_Ocula, compagnia faentina fondata nel 2008, con il loro ultimo lavoro Mind Bombing, che ha debuttato lo scorso 9 settembre a San Clemente (Rimini), nell’ambito del festival A passo d’uomo, ed è stato riproposto martedì e mercoledì scorsi alla Maison 22 di Bologna. Lo spettacolo critica aspramente l’uomo contemporaneo in quanto attore sociale, immerso più o meno inconsapevolmente nei potenti schemi manipolatori che tentano di appropriarsi dell’indipendenza individuale per incanalare le vite dentro correnti predefinite, già testate e di scarso disturbo per la tranquillità collettiva. Mind Bombing colpisce chi questi schemi li segue ingenuamente e senza percepirli, ma soprattutto chi li conosce ma non raccoglie la forza per evitarli. Lo fa mettendo a disagio lo spettatore e facendone emergere le contraddizioni nei suoi panni di attore sociale; e lo fa nella maniera più subdola: adescandolo, coccolandolo e poi lentamente facendolo passare prima a una sospettosa inquietudine, poi a un’inquietante certezza: «Tu non sei nessuno», come sussurra alla fine la voce dell’attrice Cristina Ghinassi. Non hai volontà né personalità. Sei manovrato dalla società.
Tutto inizia in una buia saletta dall’ingresso riservato a dodici persone per replica. Subito si capisce che non si tratta di un classico spettacolo frontale; siamo infatti immersi in una festa con i quattro membri di In_Ocula a gestire l’animazione: il musicista Federico Visi fa da dj, Cristina Ghinassi da vocalist, Andrea Pedna e Andrea Fronzoni da camerieri. Sul soffitto il logo “In_Ocula” illumina la stanza e la Ghinassi invita ad ammirarlo, ribadendo più volte al pubblico che questa «serata speciale su misura per voi» è offerta dalla compagnia faentina. Dopo questi minuti introduttivi, in cui si comincia a solidificare un’inquietudine che deriva dalle piccole dimensioni della sala, dallo stretto contatto fisico tra i presenti e dalla verticalità costruita dalla compagnia che sale subito su un gradino più alto rispetto allo spettatore, il resto della serata riesce a trascinare il pubblico in un ciclo alternato di piacevoli sorprese e bui inquietanti. Il bicchiere di vino rosso che ci viene offerto è complice nel farci sciogliere i freni inibitori, come più volte invita a fare lo schermo: non sempre gli attori sono presenti in scena, perché il vero protagonista è lo spettatore, spinto a servirsi dal buffet e a conoscere gli altri undici partecipanti. In breve si instaura un clima di convivialità, ma con un sottofondo che non permette mai di stare tranquilli: gli attori vanno e vengono a sorpresa, sono troppo cordiali ma a volte scappano; insomma, sembra che stiano tramando una trappola. Ma forse il sospetto è esagerato, magari la gentilezza umana ancora esiste e loro ci stanno davvero offrendo un aperitivo per invitarci a conoscere il prossimo più di quanto si faccia nella società contemporanea. Il loro intento forse è di instaurare quella sfera di intimità comunitaria che ha cominciato a dissolversi con l’avvento della società dei consumi e che ha capovolto i rapporti umani nella direzione della funzionalità e dell’autocostruzione del sé sociale.
È solo al termine della “serata” che Mind Bombing chiarisce brutalmente il suo intento. Gli In_Ocula non vogliono rievocare la comunità nel suo senso sociologico di “Gemeinschaft”, poiché si tratta di una dimensione ormai irrecuperabile, e i dispositivi tecnologici utilizzati dalla compagnia sono nella sala a ricordarlo. Piuttosto, la serata vuole criticare gli aspetti contradditori dello spettatore in quanto persona, intesa per la sua etimologia greca di “maschera” e dunque di costruzione sociale.
In un’evoluzione di accadimenti inaspettati che culmina nella completa sottomissione fisica e metaforica dello spettatore, gli In_Ocula riescono a svestirci dei nostri panni di esseri umani per farci sentire cani al guinzaglio, pecore in gregge o comunque vite prive di volontà, comandate da schemi sociali più forti di noi, costruiti secondo le regole della rappresentazione, uniformi e indistinguibili. Il convivio ricreato col banchetto non era solo un invito a stringere nuovi legami; era un comando spacciato per libera scelta, un obbligo mascherato sotto la forma di un atto piacevole. Lo schermo su cui apparivano i comandi da seguire era lo stesso schermo che, prima con lo sviluppo della televisione commerciale a partire dagli anni ‘80, poi con l’esplosione di internet nel nuovo millennio, ha unidirezionato la società obbligando gli individui a diventare persone incatenate in strade di preferenze preimpostate e con pochi sentieri davvero alternativi. Con quello schermo, gli In_Ocula sono riusciti a introdurre i loro dodici spettatori nello stesso vortice di bombardamenti psicologici — ecco la ragione del titolo — che hanno condizionato le popolazioni mondiali verso un’omologazione sempre meno percettibile ma sempre più schiacciante. Da questo vortice, Mind Bombing ha estratto i legacci e li ha mostrati all’utente in maniera fisica e inaspettata. E così, al termine della serata ci si trova invisibili, nudi e legati da corde che non si possono tagliare e che stringono la carne e la coscienza. È difficile non uscire dalla sala in silenzio, consapevoli di essere stati manovrati non solo dagli attori dentro la sala, bensì nell’intera propria vita, ma incolpevoli perché le forze che ci comandano sono sociali, potenti, inespugnabili.
Lo spettatore di Golem, precedente lavoro di In_Ocula e ultimo atto della trilogia Disambigua, può riconoscere in Mind Bombing gli stessi fili invisibili che accompagnano il visitatore in un viaggio verso la distruzione metaforica della propria identità. Ma se in Golem il percorso era individuale e guidato da un demone immateriale, in questo ultimo lavoro gli In_Ocula attivano le relazioni sociali per poi criticarle e demolirle, mettendo a nudo gli schemi della costruzione del sé che governano i rapporti con il prossimo. Uno spettacolo senza dubbio più perfido ma anche più efficace, perché oltre a chiamare lo spettatore ad agire per diventare attore di se stesso — come già fatto in Golem — instaura gli stessi meccanismi riscontrabili nella vita quotidiana. E lo fa attraverso un coinvolgimento emotivo che non può non suscitare reazioni, anche se negative contro una situazione che si potrebbe giudicare spiacevole perché troppo diretta. Rimangono dei dubbi solo sull’inizio dello spettacolo, quando la compagnia ribadiva, sommersa dagli applausi artificiali, di avere offerto una «serata speciale su misura per voi», ma ponendo forse eccessivamente l’accento sugli autori di questa serata, cioè gli In_Ocula stessi, continuamente mostrati come se fossero le vere “star”, anche se successivamente emerge che la posizione centrale appartiene allo spettatore. Questo autocompiacimento iniziale può spiazzare e risultare fastidioso: una presentazione di se stessi, impostata in maniera così verticale, a tratti appare troppo esaltata, soprattutto agli occhi di chi non conosce la compagnia. Assistendo al resto dei quaranta minuti di spettacolo non risulta abbastanza chiaro il motivo di questa iniziale sottolineatura: vuole mettere a disagio lo spettatore, facendolo da subito sentire un fruitore passivo? O vuole semplicemente far entrare nel clima di una festa privata in discoteca? Nel primo caso si tratterebbe di un’anticipazione dell’esito finale, dell’inaugurazione di un andamento ciclico dello spettacolo, che prosegue mettendo a proprio agio il pubblico, per poi di nuovo colpirlo con una dolorosa verità. Nel secondo caso sarebbe invece una scelta drammaturgica giustificata, poiché Mind Bombing è proprio impostato come una festa, ma forse un po’ troppo celebrativa a favore della compagnia. Magari gli In_Ocula vogliono celebrarsi perché si ritengono in una posizione superiore, di chi ha compreso gli schemi sociali per spezzarli e poi mostrarli spezzati allo spettatore. Ma impostata in questa maniera, con questa autocelebrazione collocata all’inizio della serata quando i dodici presenti sono ancora incoscienti del suo esito, i dubbi rimangono fino alla fine.
Questo dettaglio, tuttavia, non compromette il resto dello spettacolo, che, come detto, risulta riuscito nel suo intento di adescare piacevolmente gli spettatori per poi metterli a contatto con una verità rigettata in una maniera estremamente diretta. In Mind Bombing l’estetica relazionale diventa reazionaria e la relazione porta alla reazione: gli schemi sociali sono simulati per essere criticati, sono scavati a fondo per estrarne le regole e renderle esplicite tramite una narrazione coinvolgente e una scenografia immersiva, tramite contatti diretti col pubblico e invasioni della propria sfera che mettono a disagio perché ai limiti del pudore. Alla compagnia In_Ocula le convenzioni sociali non piacciono: ma il loro compito non è ribaltarle, bensì sbatterle in faccia al pubblico che esce dai loro spettacoli non impaurito, ma infastidito perché colto nell’essenza delle sue debolezze negate, trasportato fuori dalla finzione per fargli toccare una realtà scomoda e inaccettabile.
Su Mind Bombing leggi anche la recensione di L. Donati su Ravenna & Dintorni