È il 18 luglio e ci troviamo alla festa lungo la darsena di Ravenna che l’amministrazione comunale ha organizzato per celebrare il titolo di capitale italiana della cultura. Festa popolare con concerti, stand gastronomici, mostre e performance a costellare un’affascinante area industriale in disuso della città romagnola. Fa eccezione l’Almagià, ex raffineria dello zolfo già da anni rinata come luogo per ospitare le ricerche di teatro e di danza che nascono o passano a Ravenna, e dove anche per questa serata si susseguono le ultime produzioni di Tanti Cosi Progetti, Menoventi, gruppo nanou e Fanny & Alexander. Spettacoli a ingresso gratuito: in una serata così affollata è garanzia che il pubblico sarà quanto di più eterogeneo, curioso e potenzialmente disinteressato si possa trovare; una situazione intrigante per Kriminal tango di Fanny & Alexander, quando a entrare all’Almagià sono anche tanti anziani e famiglie con bambini.
All’ingresso notiamo un’orchestrina sul palco – i Bluemotion dell’Angelo Mai – in una situazione da caffè d’altri tempi, con luci alte, tavoli e sedie sparsi, un open bar. A entrare in scena è Marco Cavalcoli nei panni di Fred Buscaglione. Inizia la musica e l’attore comincia a cantare i più noti successi di una delle prime popstar italiane, facendo divertire il pubblico che applaude, canticchia e in certi casi non riesce a trattenersi dal ballare sulla sedia. La somiglianza di Cavalcoli con Buscaglione è impressionante, e così anche la voce dell’abile attore di Fanny & Alexander nel cimentarsi in un’avvincente prova canora; ma già dal revolver estratto ogni tanto con fare inquietante è possibile percepire che stiamo per essere trasportati in uno di quei tunnel stranianti tipici di tanti spettacoli della compagnia. Cavalcoli, scherzando col pubblico e sfruttando i pezzi di Fred che si rifanno all’immaginario del gangster americano, mette l’accento sulla vanità del maschio ricco e pieno di sé, quella dello sfrenato donnaiolo che fuma il sigaro e ostenta dollari con noncuranza. Si autocelebra, si esalta, civetta. «Mi piaccio mi piaccio mi piaccio» canta, talvolta mutando la sua voce con quella di Berlusconi per metterci davanti al contraddittorio emblema del maschio tronfio e avaro, tipico non solo delle star e dei dirigenti di ieri e di oggi, ma anche dell’egocentrismo e del narcisismo della nostra epoca dei selfie. Poi arriva l’incubo: circa a metà spettacolo Cavalcoli-Buscaglione si inoltra in una canzone infinita che presto fa cessare il divertimento spensierato del pubblico, un delirante medley dei più grandi successi della canzone italiana che dura oltre mezz’ora, ingabbiandoci. Siamo dentro alle eterne note dei pianobar delle località balneari, quelle che ogni volta che sembrano finire ricominciano, proprio come fa questo Buscaglione nel non smettere più di cantare, instancabile. La vanità si fa definitivamente malessere in quello che infine risulta un lavoro molto acuto di Fanny & Alexander: oltre al livello superficiale del lasciarsi abbandonare all’intrattenimento da cabaret, il pubblico è trasportato in una prigione più profonda e paranoica, e nel farlo la compagnia conserva la sua cifra stilistica e retorica che con il ciclo dei discorsi utilizza la drammaturgia di frasi (e in questo caso canzoni) prese dalla realtà per mostrarne il lato più virale e sconcertante.
Kriminal tango è una tappa di avvicinamento verso il prossimo Discorso verde, incentrato sulla prodigalità e sull'avarizia. La compagnia guarda a Fred Buscaglione, tra le prime figure mediatiche dell’Italia del boom economico del secondo dopoguerra, in un parallelismo con Berlusconi che ci dice come il “decennio dell’Io” (gli anni ’70 per Tom Wolfe) si sia trasformato in un’epoca di perenne invasione dell’ego e degenerazione dell’essere.