Ogni mese, la nostra rubrica Notizie teatrali dal mondo prova a indagare, in modo sintetico e senza pretese di esaustività, lo “stato generale” delle pratiche teatrali a livello internazionale raccogliendo notizie dalle scene di vari paesi prestando attenzione sia a eventi più “istituzionali” che a esperienze marginalmente significative, nella speranza che aprano brecce su mondi e contesti spesso a noi poco conosciuti.
Continua a suscitare polemiche l'abbandono/licenziamento di Emma Rice dalla direzione artistica del Shakespeare's Globe Theater di Londra. Proveniente dalla compagnia di sperimentazione Kneehigh, la Rice è stata nominata alla guida del Globe solo nel gennaio di quest'anno e si è subito imposta con una programmazione dei classici shakespeariani in chiave moderna e “aggiornata”, che spesso prevedeva modifiche nei testi e il ribaltamento dei ruoli di genere fra i personaggi (A midsummer night's dream). Ufficialmente la richiesta di dimissioni è stata motivata con le controversie sull'uso massiccio della tecnologia nella messa in scena, che andrebbe a tradire la vocazione del Globe di «ricostruire ed esplorare le condizioni in cui Shakespeare e i suoi contemporanei lavoravano in teatro». D'altra parte, in molti hanno invece sottolineato come il teatro londinese abbia scelto di non aprirsi ai segnali di innovazione e cambiamento che la Rice stava apportando, arroccandosi su una tradizione che è in fin dei conti conservatorismo.
> Per approfondire:
Emma Rice Will Bow Out as Artistic Director of Shakespeare’s Globe (da The New York Times, in inglese)
Emma Rice tried to shake up the Globe. Sadly it’s chosen to cling to the past (da The Guardian, in inglese)
Richard Morrison: The Globe has been a success story — and Emma Rice is wrecking it (da The Times, in inglese)
Non molto tempo dopo alcune polemiche sulla riorganizzazione dei finanziamenti allo spettacolo (di cui avevamo parlato qui), in Australia le misure del governo sull'educazione artistica tornano a far discutere. È stato infatti introdotto un nuovo programma per i sussidi allo studio, che di fatto elimina la possibilità di ottenere borse per corsi legati ai settori “creativi” tra i quali danza e teatro. Secondo il governo, in tali corsi i sussidi sono stati utilizzati soprattutto «per promuovere le iscrizioni o mantenere determinati 'stili di vita', senza però generare impiego dopo gli studi». Da parte sua l'Associazione Nazionale delle Arti Visive (NAVA) ha scritto una lettera aperta, rimarcando come il contributo dell'arte alla società ma anche all'economia del paese venga totalmente sottostimato dalla misura appena adottata.
> Per approfondire:
Arts education cuts leave sector fuming (da ArtsHub, in inglese)
21 compagnie inglesi hanno offerto biglietti gratuiti per i loro spettacoli ad alcuni minori non accompagnati che, pur avendo il diritto di riunirsi alle loro famiglie in Gran Bretagna, si trovano ancora nel campo profughi di Calais. Con tale gesto, i teatri intendono esercitare pressione sul governo affinché il ricongiungimento dei giovani venga portato a termine il più presto possibile, visto anche che sul campo profughi pende un decreto di demolizione che dovrebbe essere attuato nell'arco di tre settimane.
> Per approfondire:
UK theatres call for urgent help for child refugees in Calais (da The Guardian, in inglese)
Per la prima volta il teatro nazionale israeliano “Habima” metterà in scena uno spettacolo in Cisgiordania, più precisamente nella colonia di Kyriat Arba nei pressi di Hebron. La decisione ha scatenato numerose polemiche, secondo le quali l'iniziativa rappresenterebbe un velato sostegno all'occupazione di territorio palestinese da parte del governo israeliano.
> Per approfondire:
Habima to travel to Kiryat Arba, fans protest (da Ynet, in inglese)
Nella città ucraina di Lviv ha appena aperto la nuova struttura teatrale “Domus”. Si tratta di uno spazio fondato dalla regista Natalia Menshykova, che circa due anni fa è scappata dalla Crimea in seguito all'annessione dell'area alla Russia diventando una rifugiata nella parte occidentale del paese. Nella la sua prima e molto partecipata produzione, il teatro ha unito sia professionisti che non.
> Per approfondire:
A refugee from Crimea has created her own theater in Lviv (da Ukraine Today, in inglese)
A Buenos Aires è stato organizzato da artisti e compagnie provenienti dal circuito del teatro e della danza indipendenti “Escena Politica”, un “congresso trasversale” che si propone di fare il punto sul futuro delle arti sceniche e sulla relazione di queste ultime con la società. Quello degli organizzatori è in realtà un collettivo praticamente già esistente che si è andato formando negli ultimi tempi attraverso azioni comuni di critica e “resistenza” alle politiche culturali del paese e che si articola in due specifici spazi di “attivismo culturale”: il Foro de Danza en Acciòn e il Teatro Indipendiente Monotributista.
> Per approfindire:
Il sito del collettivo (in spagnolo)
Repensar la cultura (da Pàgina12, in spagnolo)