Il prologo dello spettacolo John Tammet. Fa sentire le persone molto così:-?, prodotto dal Teatro delle Briciole (Premio Scenario Infanzia 2012), è affidato all’amico immaginario del protagonista che, vestito da motociclista ma con un’aria un po’ aliena, annuncia che la storia che di lì a poco seguirà è frutto di pura immaginazione. Menzogna o artificio teatrale? Lo spettacolo, scritto e diretto da Davide Giordano, che interpreta anche il protagonista, nasce da diverse suggestioni, ma trae particolare slancio dal libro Nato sotto un cielo azzurro, autobiografia di Daniel Tammet, persona affetta dalla sindrome di Asperger, una forma di autismo ad “alto funzionamento”. La prima domanda che John rivolge al pubblico è: “Sapete quanto fa….” e poi un calcolo assurdo a molte cifre. Il quesito pare retorico, poiché astruso e troppo complicato. John incalza il pubblico, le luci si alzano in sala e con voce incolore e senza sfumature continua: “È una domanda, potete rispondere sì o no”.
La platea della Sala Grande del Teatro delle Briciole di Parma è gremita di pre-adolescenti, in un’atmosfera di pudore e nascondimento. Le domande dirette di Giordano/John spiazzano e catturano. Giordano si rivolge al pubblico con precisione: “Non ho chiesto a te, ma a lui col maglione marrone”; l’imbarazzo dei ragazzi si trasforma in sfida e gioco. E proprio al linguaggio teatrale è affidata la partita che si dispiega sul crinale della verità e della finzione: John odia il padre perché gli ha mentito sulla morte della madre, odia i romanzi e le storie inventate perché raccontano falsità, è incapace di dire bugie tanto è fedelmente ancorato al dato reale del mondo da non riuscire a immaginarlo diversamente. Così come si perde se qualcuno gli parla per metafore o se usa il linguaggio non verbale del corpo. Pian piano il protagonista ci conduce a vedere il mondo con le sue lenti speciali, per assurdo capovolgiamo lo sguardo, ci mettiamo nei suoi panni, praticando il difficile esercizio dell’empatia che sposta la nostra prospettiva.
Uno spettacolo che parla di autismo, allena il pubblico all’apertura, all’incontro con l’alterità, alla diversità: una scommessa alta. Ma si affrontano tanti altri temi, alcuni espliciti (la morte, l’amicizia, l’ipotetica esistenza di un Paradiso, la diversità…), altri più nascosti. Anche per questo motivo John Tammet è uno spettacolo che può rivolgersi benissimo sia ai ragazzi sia agli adulti. Una storia così estrema e particolare diventa un ottimo modo per porre domande comuni e generali: è davvero possibile accettare l’altro, il diverso, chi è fuori dai nostri orizzonti e come fare, con quali mezzi? Come si fa ad accettare un figlio con il quale non riusciamo a sintonizzarci? Come accettare il fatto che il figlio non risponda alle nostre aspettative? Come costruire un territorio di reale incontro? Tante domande che si muovono all’interno di una messa in scena scarna, senza scenografia, eppure con molti mondi che vi brulicano dentro.