Creare dal nulla, creare col nulla. Adattarsi a uno spazio insolito o ideare per uno spazio insolito. Dalla sua Linea Verde, Teatro Sotterraneo dichiara subito di presentare a Contemporanea un secondo studio di Post it site specific, pensato quindi appositamente per la sala data loro agli ex-macelli. Il loro spettacolo, che si basa su un divertente gioco di entrate ed uscite laterali, avrebbe però potuto svilupparsi ovunque, o quasi, non necessariamente qui a Prato. Così come i lavori di Cosmesi (ma come ha fatto quell’auto a entrare da quel cancello?) e Snejanka Mihaylova. I Menoventi confessano invece di essersi adattati “anche troppo” allo spazio: le scritte con il rossetto rosso sulle mattonelle delle pareti difficilmente saranno ripetibili in un teatro, o comunque in uno spazio diverso. Nella Linea Gialla la situazione non sembra essere molto differente: Bianca Papafava presenta un lavoro pensato e sviluppato sicuramente altrove mentre Roberto Corradino (Reggimento Carri) recita sopra un (piccolo) palcoscenico. Antonio Tagliarini, invece, mette in scena uno spettacolo ogni sera differente: a volte ispeziona le altre sale degli ex- macelli, si guarda intorno, cerca i rumori improbabili della sala a lui data. Prova a cercare un senso nel suo rappresentare proprio qui. Nella Linea Rossa ci sono finalmente due gruppi che hanno lavorato partendo dallo spazio. Habillè d’Eau mostra chiaramente un lavoro che si è sviluppato dallo sguardo di un occhio rigoroso, esigente, curioso. Non si accontenta di presentare una creazione, vuole farla vivere qui, trovare un senso del suo essere qui e ora. Qui, non altrove. Sfruttano tutta la larghezza della sala, ogni intercapedine, anche il piccolo nascondiglio di un appendiabiti che chissà da quanto tempo è inchiodato lì, a sorreggere ormai più nulla. Si impadroniscono del luogo, del cancello e addirittura dello spazio che circonda la sala. Alessandra Cristiani esce, se ne va, non una ma ben due volte. La prima ritorna, dopo aver indossato un orologio da polso nero. La seconda volta invece si veste, indossa un vestitino bianco e va via. Anche il gruppo Le-gami lavora bene sullo spazio: in scena Andrea Del Bianco sfrutta tutto lo spazio che gli è concesso, si appropria di tutto ciò che gli è stato dato. Alla base del loro lavoro si intravede l’attenzione che hanno prestato alla particolarità del luogo, persino alla strana bilancia nell’angolo in fondo alla sala. Mentre Alessandra Fazzino presenta uno spettacolo pensato per altri dove, qui solo di passaggio, Ambra Senatore riesce a vivere bene la sua cucina, creando e distinguendo due zone, come a dire: qua si cucina, lì si balla. Pochi, quindi, i lavori veramente site specific a Contemporanea. Forse una probabile motivazione va ricercata nel poco, anzi pochissimo, tempo che le compagnie hanno avuto a disposizione per prove nelle varie sale o forse nell’impossibilità di scegliere il luogo più idoneo alle loro creazioni. O forse ancora nella causa che li ha spinti a presentare i loro lavori qui: vetrina per un lavoro preesistente, laboratorio per ciò che verrà o stimolo per creare uno spettacolo di senso compiuto?
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