Miraggi nel deserto rosso, da Ravenna hello
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Deserto rosso non è uno spettacolo, ma una sorta di serata fluxus, ideata dalla E e in particolare da Marco Valerio Amico e Luigi De Angelis, all’interno di Fèsta a Ravenna, organizzata e promossa da ErosAntEros, Fanny & Alexander, gruppo nanou, Menoventi. Lo spazio, a dispetto del titolo, non è vuoto, ma popolato da tante figure. La sala dell’Almagià è come se prendesse le sembianze di un sogno, dove per qualche misterioso motivo si ritrovano strani personaggi che appaiono e scompaiono, come fosse una reunion, o forse una festa. C’è un elemento ludico in questo progetto, che non si esaurisce nella meraviglia da parco-giochi, al contrario esprime pudore e manifesta una sorta di distillato artistico non irrigidito in una struttura spettacolare, ma nemmeno vaporizzato nella casualità. In un certo senso questo appuntamento è davvero una “festa” e tra gli invitati appaiono personaggi noti – per essere stati protagonisti di precedenti spettacoli delle compagnie – o ignoti, ma pur sempre riconoscibili. C’è il Presidente di Discorso Grigio con la testa di Berlusconi impegnato in un dj-set spassosissimo, ci sono i danzatori, i “camerieri” e l’atleta Rhuena Bracci di Sport del gruppo nanou, c’è la Dorothy di North di Fanny & Alexander e Consuelo Battiston, magnetica nei panni indossati in L’uomo della sabbia di Menoventi. Ci sono Francesca Proia, Agata Tomsic, Davide Sacco e poi i video di Fabrizio Varesco, di Nasty Nasty, di Magda Guidi, di Dacia Manto e Gerardo Lamattina. C’è la performance di Sergio Policicchio, impegnato a creare un solco nella pietra, generando fumo di polveri. Ci sono Eleonora Pellegrini e i suoni di Stefano De Ponti; Gianni Farina, uscito dal suo Postilla di qualche anno fa, che sfida in un angolo gli spettatori a una diabolica partita a scacchi. Poi c’è anche Lorenzo Gleijeses di Discorso Celeste, spettacolo che ancora deve debuttare, ma il personaggio sembra ormai definito. E ancora Roberto Magnani / Mickey Mouse da La mano del Teatro delle Albe e Alessandro Argnani fuori dal teatro, più in alto del tetto a declamare a squarciagola da La canzone degli F.P. e I.M. Non si assiste a uno spettacolo, ma siamo invitati in uno spazio già abitato, già vivo forse prima del nostro ingresso. È come entrare nel un sogno di qualcun altro.
Può esserci della nostalgia per veder apparire personaggi di spettacoli passati, forse non più replicabili e condannati a vivere solo nella nostra memoria. Ma c’è pure un bell’elemento giocoso che proviene soprattutto dal vedere tanti artisti che condividono uno spazio assieme, e lo progettano, lasciando convivere estetiche diverse, ma in maniera vitale e articolata. Vedere accanto Mickey Mouse e Berlusconi, la ninfa Tomsic e L’uomo della sabbia Battiston innesca dinamiche narrative inedite e suscita meraviglia: un esperimento riuscito in cui lo spettatore è libero di lasciarsi immergere. Spesso, in polemica, negli abbozzi di storiografia che iniziano a uscire, si dice che una certa area del teatro, quella degli anni novanta e inizio duemila, si è esaurita nel lavorare sulle immagini senza riuscire a costruire personaggi. È un’osservazione molto superficiale per tante ragioni. Qui soprattutto ci si accorge come certe figure (più figure che personaggi, anche perché i personaggi sono in cerca d’autore ormai da cent’anni…) sopravvivano nella memoria proprio per come sono fatte, a un tempo leggere e consistenti.
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